La vita dovrebbe insegnarci che anche nei piccoli gesti, nelle attenzioni, nel linguaggio del corpo noi esprimiamo i vissuti profondi dell’animo, il nostro modo di essere e di pensare.
Riflettiamo sull’atteggiamento di Gesù in riva al mare di Genezaret (Vangelo di Luca 5, 1-11) per coglierne un insegnamento importante. Lui è in piedi e tanta gente si stringe attorno per ascoltarlo. Vede sulla riva due barche vuote perché i pescatori sono scesi e stanno lavando le reti. Sale sulla barca di Simone a cui chiede di allontanarsi un po’ dalla riva; siede sulla barca e da qui comincia a insegnare alla folla.
Non si tratta solo di una semplice e suggestiva descrizione, dell’illustrazione della cartolina di un paesaggio, ma di un messaggio profondo. Il “pulpito” del Dio di Gesù di Nazaret non è separato dalla quotidianità della vita, dalla presenza delle persone, dalla loro attività lavorativa: è parte di questi ambiti. Il “pulpito” di Dio è una barca di pescatori; il luogo è il lago dove loro lavorano.
L’annuncio del Vangelo può avvenire dovunque, certo in chiesa, ma egualmente in ogni luogo, alle volte in modo esplicito, altre meno, ma ugualmente significativo. Il Vangelo si può annunciare, vivere, testimoniare nella laicità della storia o essere smentito come è avvenuto per i migranti sulla nave Sea Watch: una vergogna dell’umanità, una smentita del Vangelo.
L’annuncio, come anche questo brano del Vangelo ci insegna, è strettamente legato alle relazioni, alla dinamica del vivere e dell’operare. Gesù invita Simone a prendere il largo e a gettare le reti per la pesca. Il pescatore è perplesso, stanco e avvilito; durante la notte, tempo adatto alla pesca, non hanno preso nulla.
È immediata l’associazione con le situazioni personali, delle relazioni, dei progetti ed esperienze nelle quali si constata il divario fra disponibilità e impegno dedicati e scarsità dei risultati ottenuti che alle volte sembrano inesistenti. Nella situazione attuale, ad esempio, si sperimenta la sofferenza e la desolazione per i pensieri negativi di avversione, inimicizia, razzismo in rapporto all’impegno profuso per una cultura e una buona pratica dell’accoglienza.
Pietro, pur essendo stanco e deluso, dice a Gesù: «Se lo dici tu, getterò le reti». È molto importante nei momenti di delusione e di avvilimento sentire la vicinanza e la parola di qualcuno di cui si ha fiducia e le cui parole sono credibili.
La pesca di Simone e dei suoi amici è così abbondante che la quantità di pesci rischia di rompere le reti ed è necessario chiamare in aiuto altri amici pescatori per riempire due barche e condurle a riva. Pietro riconosce la sua scarsa fiducia e di questo chiede perdono. Lo stupore di tutti è enorme. Gesù coinvolge Pietro in una nuova prospettiva: «Non temere, d’ora in poi tu sarai pescatore di uomini». Cioè, con me sarete coinvolti a vivere rapporti umani liberi da discriminazioni, avversioni, inimicizie, segnati dalla fraternità. Per questo progetto i pescatori abbandonano tutto e seguono Gesù.