Se il Vangelo viene letto con profondità, in rapporto diretto e consapevole con il cuore e la coscienza si avverte che poi non c’è più posto per una ipocrita neutralità o per una falsa coscienza cristiana equidistante, staccata, spiritualista di fronte ai drammi e alle attese dell’umanità.
Il Vangelo è rivolto a tutti ma non è neutrale, esige radicalità di scelte, conversione di vita e insieme esprime fiducia ed incoraggiamento.
Non è certo possibile stabilire una priorità di importanza nelle pagine del Vangelo; nello stesso tempo pare che alcune si esprimano in modo particolarmente diretto, con necessarie e salutari provocazioni; sono un appello a giustizia, uguaglianza, pace, fraternità; a prevenire e contrastare ogni situazione e condizione di disumanità. Una di queste pagine è il Vangelo delle beatitudini così come il Vangelo di Matteo le propone ed egualmente con qualche differenza quello di Luca che leggiamo questa domenica (6,17.20-27)Le beatitudini propongono un orizzonte dell’umanità veramente umana e la sensibilità, le qualità, la disponibilità e l’impegno per contribuirvi in modo significativo.
Si potrebbe dire che le beatitudini corrispondono a dimensioni profonde del cuore e della coscienza; quando si vivono si avverte la vibrazione positiva dell’essere.
“Beati voi poveri, perché Dio vi chiama a essere il suo popolo”. Nessuna benedizione della povertà, nessuna esortazione alla sopportazione sacrificale e meritoria del dolore, bensì la consolazione che Dio è presente, condivide il cammino, infonde forza e coraggio per lottare contro le situazioni di oppressione, sfruttamento, povertà.
Ugualmente: “Beati voi che ora avete fame: Dio vi sazierà”. Appunto Dio non vuole, non sopporta la fame, vuole che i suoi figli abbiano tutti di che nutrirsi e propone un processo di uguaglianza, giustizia, condivisione, un’economia di vita, non di morte.
5 milioni sono i poveri in Italia; tanti coloro che giungono fra noi come migranti; al proposito suona davvero stridente la distinzione fra i profughi dalla guerra e i migranti economici: l’espressione è sconsiderata: la guerra provoca morti, feriti, distruzioni e tanta povertà da cui si fugge come dalla guerra.
“Beati voi che piangete, Dio vi darà la gioia”.
Il pianto come espressione del dolore chiede consolazione; nell’affidamento della fede si può incontrare il Dio umanissimo di Gesù di Nazaret che è vicino a chi piange, che piange lui stesso per la morte dell’amico Lazzaro, per lo sconforto di fronte alla città di Gerusalemme insensibile e indifferente al suo progetto di pace; e anche se nei Vangeli non se ne parla si può pensare alle sue lacrime di dolore per le botte, la tortura della flagellazione, l’essere inchiodato sulla croce. Il Dio di Gesù condivide il nostro pianto e ci consola.
“Beati quando vi criticheranno e disprezzeranno perché avete creduto nel Figlio dell’uomo”.
Cercare di seguire il Vangelo di Gesù suscita reazioni critiche, opposizioni che diventano l’occasione di resistenza, perseveranza e credibilità.
Queste dimensioni e prospettive vengono maggiormente evidenziate dai guai che il Vangelo esprime: ai ricchi perché vivono una loro ebrezza dimenticandosi dei poveri che hanno sfruttato; ai sazi, come il ricco Epulone, che non si accorgono degli affamati come il povero Lazzaro che aspettano invano sull’uscio; a chi non sorride con empatia e benevolenza ma sghignazza nella presunzione, arroganza e senso di onnipotenza; a chi è lodato per compiacenza, ipocrisia, sudditanza.
Ciascuno di noi è chiamato al suo esame di coscienza e a un cammino di conversione.