DOMENICA 17 Marzo 2019 Vangelo Luca 9, 28-38
17/03/2019

DOMENICA 17 MARZO 2019
2^ di Quaresima
Bisogno di trasfigurazione
Vangelo di Luca 9, 28-38

Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
Il giorno seguente, quando furono discesi dal monte, una grande folla gli venne incontro. A un tratto, dalla folla un uomo si mise a gridare: «Maestro, ti prego, volgi lo sguardo a mio figlio, perché è l’unico che ho!

La figura delle nostre persone rivela e nasconde; non riusciamo mai a esprimere compiutamente le dimensioni e pensieri più profondi. Ci possono essere situazioni e momenti in cui questa rivelazione diventa particolarmente significativa oltre ai cambiamenti nel percorso della crescita e della maturazione per diventare adulti, non solo nell’età.
Rispetto alla figura delle persone che gli altri presumono di conoscere e che influisce anche sulla percezione che le persone hanno di se stessi, la rivelazione può essere positiva quando si esprimono possibilità e dimensioni inedite, cioè presenti nell’interiorità, ma non ancora espresse; ma può essere anche negativa quando emerge qualche aspetto meno, poco o per nulla umano nelle parole e negli atteggiamenti. 
Al riguardo numerosi sono i segnali in questa società, anche se non mancano quelli positivi; uno particolarmente indicativo è stata la grande manifestazioni di 250 mila persone contro il razzismo del 2 marzo a Milano. Pare di intuire che la forza dell’amore possa trasfigurare la nostra interiorità rendendola libera, aperta, disponibile a favorire la manifestazione e l’attuazione concreta di queste fondamentali qualità umane.
Sembra di percepire che quel giorno sul monte i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni invitati da Gesù a vivere un momento di ritiro, riflessione e preghiera abbiano intuito in modo più chiaro, e profondo l’identità del maestro. Il racconto del Vangelo (Luca 9, 28-38) esprime con i riferimenti e i simboli del tempo, questo nucleo profondo: essi percepiscono che l’identità riconoscibile di Gesù di Nazaret è l’amore incondizionato e rivoluzionario che lui vive e attua nella concreta prossimità con le persone a cui comunica attenzione, accoglienza, premura, cura, perdono, pace interiore, speranza; un amore così totale che può venire solo da Dio. È l’amore che ci trasfigura positivamente, che ci rende riconoscibili come persone umane: soprattutto nelle relazioni e insieme nei progetti, nell’impegno per attuarli, nella dedizione, nella gratuità. Per contrasto ci può essere una trasfigurazione negativa che esprime disumanità quando si coltivano e si diffondono pensieri negativi di avversione, inimicizia, odio, discriminazione, razzismo; quando si entra nell’ambito di ingiustizia, corruzione, illegalità; quando si umiliano i poveri e i deboli, si emarginano i diversi, ci si lascia coinvolgere dall’indifferenza, dalla rassegnazione e dal fatalismo.
Una parte di questa società si è trasfigurata al negativo: è davvero irriconoscibile per il degrado culturale, etico, umano, politico, per gli atteggiamenti e il linguaggio sprezzante nei confronti delle persone diverse, soprattutto gli immigrati, anche se non solo. Anche la Chiesa può trasfigurarsi negativamente se si allontana dal Vangelo, mentre se ne è pienamente coinvolta mostra il volto dell’accoglienza incondizionata delle persone, della compassione, giustizia e fratellanza. Anche il creato che ci circonda si trasfigura; perché questo avvenga c’è bisogno che l’uomo lo curi, non lo umili, sfrutti e rovini. Si è infatti trasfigurato in modo negativo perché colpito, sfruttato, abbandonato dall’uomo. Siamo chiamati con tutte le espressioni della vita che ci circondano a una continua trasfigurazione per contribuire alla trasfigurazione positiva del mondo.


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