DOMENICA 12 Maggio 2019 Vangelo Giovanni 10, 27-30
12/05/2019

DOMENICA 12 MAGGIO 2019
Parole di vita in profondità
Vangelo di Giovanni 10, 27-30

«Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

In questa domenica il brano del Vangelo proposto alla meditazione è breve e la sua comunicazione è propria del linguaggio dell’evangelista Giovanni più teologico che narrativo, con la possibilità di evidenziare, per altro, come sia importante l’incrocio fra le due dimensioni, dato che si avverte come la teologia narrativa sia quella più significativa e che riesce maggiormente a comunicare. (Giovanni, 10, 27-30). 
Può essere un tentativo quello di cercare di cogliere il significato di ogni passaggio. 
Gesù dice: “ Le mie pecore ascoltano la mia voce: io le conosco ed esse mi seguono.”
Con il riferimento alle pecore si riferisce alle persone che lo seguono perché ascoltano la sua voce.
Gesù conosce l’essere umano, la sua complessità, le sue scelte e attuazioni positive e quelle segnate da fragilità, ombre, indifferenza, egoismi. Le parole che Gesù esprime con la sua voce sono credibili: legge infatti con profondità la complessità delle vicende personali, sa cogliere il bene e incoraggia a continuare a praticarlo e insieme sa capire e accogliere le fragilità e difficoltà e sempre dar fiducia e incoraggiare. 
Si dovrebbe ascoltare con attenzione e disponibilità le persone credibili che fanno il possibile perché alle loro parole seguano i fatti che le concretizzano.
Spesso oggi si ascoltano quelli che interpretano l’emotività irrazionale, l’ostilità nei confronti degli altri diversi, in particolare degli immigrati, ma non solo, anche delle persone sessualmente diverse, dei disabili, dei carcerati, dei nomadi, dei poveri, dei senza tetto, dei mendicanti.
Le frasi fatte, i luoghi comuni, le falsità, gli slogan vengono in continuazione detti e ridetti e sembra che spesso trovino maggior ascolto delle parole che esprimono analisi delle situazioni, verità delle stesse, riflessioni, denunce delle condizioni disumane e proposta di percorsi alternativi di umanità, di attenzione alle persone, di accoglienza, ascolto, premura, condivisione e accompagnamento. 
La Chiesa, le singole comunità cristiane dovrebbero ascoltare in modo continuativo e profondo le parole di Gesù; se questo avviene lo si percepisce dalla maggior o minor fedeltà e coerenza.
Nell’attuale tempo storico, ad esempio, è motivo di constatazione e riflessione preoccupata il fatto che molti sedicenti cattolici, frequentanti le chiese, anche vescovi e preti aderiscono al pensiero negativo di avversione, inimicizia, odio nei confronti delle persone diverse, in particolare dei migranti.
È davvero incredibile come dichiarino la loro appartenenza cristiana e poi neghino in modo evidente le parole di Gesù, i suoi insegnamenti sempre attuali. 
Gesù afferma: “Io alle mie pecore do la vita eterna, esse non andranno mai in rovina e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre che me le ha date è più grande di tutti. Per questo nessuno può strapparle dalle sue mani. Io e il Padre siamo una cosa sola.”
Le parole di Gesù esprimono la profondità di Dio, il rapporto possibile fra uomo e Dio, fra terra e cielo, fra spiritualità e incarnazione nella storia. In questo sentire e in questa prospettiva si possono trovare quelle dimensioni che vanno oltre il momento contingente e hanno il sapore della profondità e della continuità. In questo cammino nessuno e niente viene perduto ma tutto e tutti accolti e valorizzati.
Nell’attuale momento storico si sente particolare bisogno di questa profondità per una rinascita spirituale e culturale e a seguire etica e politica.


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