Si può ricordare la conosciuta, importante riflessione di René Girard che afferma che all’origine della città dell’uomo c’è sempre una uccisione sacrificale.
In un contesto sociale di aggressività reciproca senza remore si scaricava illusoriamente la violenza su una vittima designata, su un capro espiatorio in cui condensare tutti i mali della città; la violenza di fatto subito si ripresentava perché su di essa non si era riflettuto con profondità indicando le possibili strade per processi di liberazione dalla stessa. Questa dinamica si ripresenta in modo evidente in questa società.
Gesù di Nazaret ha proposto e attuato con la sua vita un cambiamento radicale: la liberazione dalla violenza e dall’inimicizia inizia dal cuore e dalla coscienza di ciascuna persona, per diventare un progetto e un processo comunitario, con un progressivo cambiamento della cultura, delle pratiche, delle istituzioni, della politica, con un contributo significativo dei vissuti spirituali.
Questo progetto di una nuova umanità chiede convinzioni, disponibilità, impegno. Dedizione completa fino a donare la propria vita: per costruire una comunità veramente umana.
In questa domenica si celebra la festa del “Corpus Domini” legata all’immagine, più diffusa un tempo, della processione nei paesi e nelle città con l’Eucarestia.
Rispetto ad essa durante un tempo lungo che ancora perdura si è riproposta in modo accentuato la logica sacrificale: “nella celebrazione della Messa si ripete il sacrificio della Croce; il prete celebrante assume questo compito; l’altare costruito in alto rispetto ai fedeli ripropone il Calvario, il luogo del sacrificio”:
Per troppo tempo si è dimenticato in modo evidente l’Eucarestia come mensa della fratellanza, da vivere con profondo coinvolgimento per poi costruire ogni giorno una società di uguaglianza e condivisione di cui la Chiesa dovrebbe essere segno.
L’Eucarestia non come rito sacrificale, bensì come mensa fraterna che Gesù continua a convocare per nutrire prospettive, forza interiore, coraggio, dedizione, per costruire un’umanità di giustizia, accoglienza, pace, fratellanza.
Il Vangelo di oggi (Luca 9,11b-17) ci narra la condivisione dei pani e dei pesci: è un’eucarestia celebrata sull’erba, sull’aperto. Non si tratta di un gesto miracolistico di Gesù da ammirare e applaudire senza alcuna conseguenza per noi, ma invece di una provocazione alla giustizia e alla condivisione.
La presenza e le parole di Gesù hanno coinvolto le persone presenti a condividere i pani e i pesci. E si è scoperto che ci sarebbero stati ancora dodici cesti di pani e di pesci per sfamare tante persone.
Sul Pianeta è dimostrato che ci sarebbe cibo per tutti ma 880 milioni di persone sono in una situazione di fame cronica e oltre 2 miliardi con alimentazione insufficiente; 800milioni non hanno accesso all’acqua potabile.
In Italia ci sono 5 milioni di poveri assoluti, 9 milioni in povertà relativa. La disuguaglianza è intollerabile, a metà 2018 il 5% della popolazione possiede una quantità di ricchezza pari al 90% più povero.
Qualcuno subito obietta che queste considerazioni sono sociali e politiche e non c’entrano con l’Eucarestia, relegandola così nello spazio della sacralità separata.
C’entrano molto invece. L’Eucarestia infatti è una provocazione a cercare di cambiare queste inaccettabili situazioni di ingiustizia e di povertà.