Tante persone hanno vissuto l’atteggiamento di Gesù che il Vangelo (Luca 9,51-62) ci ripropone: quello cioè di andare incontro con crescente consapevolezza a gravi minacce, probabilmente alla morte guidati da convinzioni profonde riguardo alla verità, alla giustizia, alla libertà, al rispetto della dignità di ogni persona: “Gesù prende la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”, la città santa in cui c’è il tempio della religione e in cui verrà decisa la sua morte con l’esecuzione fuori dalla città.
Si pensi a tutte le resistenze, alle lotte per la libertà, la giustizia, i diritti umani, la salvaguardia della casa comune: un popolo immenso di donne, uomini e comunità sono uno straordinario patrimonio a cui attingere, proprio oggi, quando la memoria storica è svalutata con l’esaltazione del presente individualista e localista.
Durante il cammino si sperimentano rifiuti di vario genere: Gesù con il suo gruppo viene respinto dai Samaritani per motivi razziali e religiosi e rimprovera i due discepoli che per questo vorrebbero vendicarsi; è importante invece alimentare la spinta interiore per procedere con coraggio e perseveranza.
Sulla strada verso Gerusalemme, si può dire per noi tutti sulle strade della vita, si presentano diverse situazioni che provocano le nostre convinzioni e decisioni, la nostra libertà e responsabilità.
Che cosa significa il nostro essere, meglio diventare cristiani, il nostro essere riconoscibili, caratterizzati dall’umanità autentica?
Le indicazioni di Gesù sono illuminanti.
La prima è di cercare di essere come Lui: liberi, “senza un luogo dove posare il capo”.
Gesù non è senza casa: quella di famiglia a Nazaret, quella di Andrea e Pietro a Cafarnao, l’altra a Betania ospite di Marta, Maria e Lazzaro.
La sua povertà e insieme grandezza è la libertà di attraversare rifiuti, insicurezze, avversioni, situazioni precarie, privo di alleanze, di protezioni, di amicizie compiacenti, staccato completamente da logiche di potere.
Questa è per noi la strada della consapevolezza, della libertà, delle scelte di coscienza.
Si sperimenta come sia arduo procedere nella società, nella politica e nella Chiesa senza coperture, appoggi, compiacenze che di per sé inquinano l’autenticità, la chiarezza e la trasparenza. Le rare amicizie autentiche si pongono su un altro piano.
La seconda situazione mette in relazione le scelte con i legami familiari, in particolare nei momenti di sofferenza e di dolore.
Non si tratta di seguirli con minor attenzione, bensì di collocarli possibilmente nell’orizzonte più ampio della vita di tutte le persone che attendono parole e segni di prospettiva e di speranza.
La terza indicazione sollecita in modo deciso a non attardarsi in rimandi, ritardi, ripensamenti, distinguo, paura di prendere posizione e di schierarsi.
Vengono richiesti decisione e schieramento, di “non mettersi ad arare il campo e poi a voltarsi indietro”.
La Chiesa del Vangelo, del Concilio, di papa Francesco indica chiaramente la strada: una parte della Chiesa è coinvolta e segue, l’altra è contraria con l’arroganza di continuare a dichiararsi cristiana.