DOMENICA 29 MAGGIO 2011 Vangelo di Giovanni 14, 15-21
29/05/2011
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LA VERITA’ CI RENDE LIBERI
Vangelo Giovanni 14, 15-21

«Se mi amate, osservate i miei comandamenti. Io pregherò il padre ed egli vi darà un altro avvocato, che starà sempre con voi, lo Spirito della verità. Il mondo non lo vede e non lo conosce, perciò non può riceverlo. Voi lo conoscete, perché è con voi e sarà con voi sempre. Non vi lascerò orfani, tornerò da voi. Fra poco il mondo non mi vedrà più, ma voi mi vedrete, perché io ho la vita e anche voi vivrete. In quel giorno conoscerete che io vivo unito al Padre, e voi siete uniti a me e io a voi. Chi mi ama veramente, conosce i miei comandamenti e li mette in pratica. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio; anch’io l’amerò e mi farò conoscere a lui».

LA RIFLESSIONE DI PIERLUIGI DI PIAZZA

Ogni ispirazione religiosa pare esprimersi in queste dimensioni: quella dottrinale, quella cultuale, quella attuativa, operativa.
Resta aperta continuamente la questione della relazione profonda tra di esse: come vivere la fede in modo tale che la dottrina e la liturgia non restino staccate dalla vita, dalla storia, dalle storie delle persone e si trasformino così in dogmatismo rigido e ripetitività rituale; d’altra parte, perché l’operare, sempre verifica decisiva, non si risolva in una organizzazione ed in un attivismo senz’anima, svuotato dalla guida dello Spirito.
Alle volte tutte e tutti noi proviamo l’esperienza di sentirci “orfani”, cioè senza un riferimento o riferimenti importanti cui guardare per ispirarci, specie in questo tempo di complessità e di relativismo etico e religioso inteso come una compresenza indistinta di situazioni: ad esempio, per quanto riguarda l’etica, quando ci si muove al di là del bene e del male, seguendo istintualità, individualismo, ricerca immediata a qualunque costo della soddisfazione e del piacere per sé, senza riflettere su motivazioni, fini, conseguenze. Per quanto riguarda la religione, quando ci si riferisce indistintamente a diversi dei, in una sorta di politeismo; al Dio dei ricchi e dei poveri; di chi sostiene la guerra e di chi si impegna per la pace; dei razzisti e di coloro che vivono l’accoglienza; di chi gestisce il potere in modo assoluto, indiscutibile e ingiudicabile e di chi lo vive come servizio al bene comune.
Per tutti questi aspetti e per altri ancora, tutte noi e tutti noi sperimentiamo la fatica della ricerca della verità: riguardo a noi stessi e alle dimensioni più profonde del nostro essere, da cui alle volte tendiamo a fuggire per timore e per l’impegno richiestoci al cambiamento; e così nelle relazioni la ricerca della verità esige sincerità, trasparenza, fiducia, liberazione dalla superficialità, dall’immagine, dalla copertura delle realtà; e così riguardo alle grandi questioni dell’ingiustizia, della illegalità e della corruzione; della violenza e della guerra, dei pregiudizi, della xenofobia e del razzismo; dell’usurpazione dei beni comuni, dell’ambiente vitale…
Essere informati in modo veritiero; essere consapevoli della realtà è la condizione indispensabile per contribuire alla giustizia, alla non violenza attiva, alla pace; all’accoglienza e alla convivenza umana; all’affermazione e alla pratica dei beni comuni; alla custodia di tutti gli esseri viventi.
“Se rimanete ben radicati nella mia Parola, siete veramente miei discepoli. Così conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Vangelo di Giovanni 8,31-32).
E’ un’affermazione davvero rivoluzionaria questa che rapporta in modo stretto e inscindibile verità e libertà; la verità come condizione della libertà per sé e per altri, per le comunità e i popoli; per la Chiesa.
Il Vangelo di questa domenica (Giovanni 14,15-21) illumina e verifica queste riflessioni, sempre a partire dalle nostre condizioni esistenziali: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro difensore che starà sempre con voi, lo Spirito della Verità.. Non vi lascerò orfani, tornerò da voi… Chi mi ama veramente, conosce i miei comandamenti e li mette in pratica”.
Quindi l’itinerario della fede cerca, trova anche se mai in modo definitivo, ricerca e approfondisce il riferimento di fondo della vita; coinvolge la profondità dell’essere; nello stesso tempo diventa sensibilità, parole, presenze, decisioni, concretezza nell’incarnazione nella storia; nessuna separazione sacralizzata dunque; nessuna dissociazione tra dottrina e vita, tra liturgia e storia; invece, un procedere unitario con l’esigenza continua della fedeltà e della coerenza.

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