DOMENICA 26 GIUGNO 2011 Vangelo di Giovanni 6, 51-58
26/06/2011
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“Corpus Domini”: il Dio umano in Gesù di Nazaret
Vangelo di Giovanni 6, 51-58

Io sono il pane, quello vivo, venuto dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà per sempre. Il pane che io gli darò è il mio corpo, dato perché il mondo abbia la vita. Gli avversari di Gesù si misero a discutere tra di loro. Dicevano: «Come può darci il suo corpo da mangiare?», Gesù replicò: « Io vi dichiaro una cosa: se non mangiate il corpo del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia il mio corpo e beve il mio sangue ha la vita eterna, e io lo risusciterò l’ultimo giorno; perché il mio corpo è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane unito a me e io a lui. Il Padre è la vita: io sono stato mandato da lui e ho la vita grazie e a lui; così chi mangia me avrà la vita grazie a me.
Questo è il pane venuto dal cielo. Non è come il pane che mangiarono i vostri antenati e morirono ugualmente; chi mangia questo pane vivrà per sempre»

LA RIFLESSIONE DI PIERLUIGI DI PIAZZA

Oggi è la domenica del “Corpus Domini”: anche la permanenza di questo linguaggio nell’ambito della Chiesa e insieme nel riconoscimento o piuttosto nel ricordo di una parte almeno della società, a mio modesto sentire, indica un riferimento alla dimensione del mistero, onorata e in qualche modo coperta, più in passato che attualmente, da aspetti devozionali piuttosto marcati, riferiti soprattutto alla processione per le vie dei paesi e delle città.
Detto con il rispetto per le tradizioni, pare che, in realtà, venisse e ancora oggi venga poco sottolineata la dimensione fondamentale dell’incarnazione di Dio nell’umanità di Gesù di Nazaret, consegnatosi al Pane e al Vino dell’Eucarestia, come presenza totalmente donata, come segno di relazioni nuove fra le persone, caratterizzate dall’accoglienza, dal perdono, dalla giustizia, dalla pace, dalla condivisione.
Il processo di secolarizzazione alle volte, più che contribuire alla purificazione dei simboli, li ha eliminati e così ha favorito quel vuoto di riferimenti che impoverisce l’umanità, pur considerando le diversità delle ispirazioni e delle storie delle persone.
Riflettendo sulla celebrazione del “Corpus Domini” sovvengono in me alcune esperienze e immagini. La partecipazione alle processioni come adesione alla dimensione del Mistero, condivisa da una comunità di persone. L’immagine della partecipazione delle autorità politiche alle processioni in un connubio comunque inaccettabile per la sovrapposizione di piani; ancor di più quando si è trattato di dittatori, di giunte militari. Ricordo la descrizione della vicinanza del cardinale di Madrid con l’ostensorio in mano, sotto il “baldacchino” con il generalissimo Franco.
Come alternativa, la descrizione del teologo della liberazione J. Sobrino di una processione del tutto speciale, quando il vescovo Romero, poi martire, con l’ostensorio dell’Eucarestia in mano passò in mezzo ai militari super armati che avevano profanato la chiesa e l’Eucarestia in essa custodita, facendo così terribilmente coincidere la profanazione di migliaia di bambini, donne, uomini oppressi, umiliati, torturati e tanti anche uccisi.
Passò in mezzo, guidando il popolo che lo seguiva. Sarà poi ucciso sull’altare proprio mentre offriva il pane e il vino dell’Eucarestia, facendo così coincidere l’offerta della sua vita, lui diventato voce dei senza voce, difensore dei poveri e delle vittime.
“Corpus Domini”: è l’umanità di Gesù di Nazaret, il suo spirito profondo, il suo corpo e il suo sangue; i suoi occhi, le sue mani, i suoi piedi; sono le sue parole mai udite e i suoi gesti mai visti prima che esprimono la presenza e il volto di Dio nell’umanità. Dio ha assunto un corpo per stare e comunicare con noi e ha così valorizzato pienamente i corpi e le loro espressioni verificate dall’amore “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”.
Il Vangelo di questa domenica (Giovanni 6,51-58) ci ripropone la relazione con Gesù di Nazaret, il nutrirci di Lui, come nutrimento per una vita degna, umana, significativa. “Io sono il pane vivo, quello venuto dal cielo…se uno mangia di questo pane vivrà per sempre…Il pane è il mio corpo donato perché il mondo abbia la vita…”.
Ecco la relazione fondamentale fra Gesù di Nazaret e la vita delle persone, di tutta l’umanità.
Nutrirsi a lui, alla sua vita, al Pane e al Vino dell’Eucarestia significa assumere luce, forza, coraggio per essere disponibili ad impegnarci per la vita: in concreto per la giustizia e la legalità; per l’accoglienza e il perdono; per la non violenza attiva e la costruzione della pace; per la verità; con coerenza e perseveranza. Il rapporto con il corpo di Gesù, con la sua umanità è legato inscindibilmente a quello con i corpi, l’umanità, le storie delle persone.
Non potrò mai dimenticare un’Eucarestia del tutto speciale celebrata con una piccola comunità di Indios sulle montagne del Guatemala con le tortillas di mais: quel nutrimento quotidiano, essenziale per le loro vite, spezzato sulla povera mensa di quella chiesa-baracca di legno come Pane vivo dell’Eucarestia, della presenza di Gesù che comunica forza per la vita.

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