DOMENICA 23 SETTEMBRE 2012 Vangelo Marco 9,30-37
23/09/2012

DOMENICA 23 SETTEMBRE 2012
POTERE COME SERVIZIO
Vangelo Marco 9,30-37

Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà". Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.
Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo lungo la via?". Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti". E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: "Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato".

Una delle dimensioni decisive della vita e della storia è indubbiamente quella del potere, nei suoi diversi aspetti, nelle sue multiformi manifestazioni. Ciascuna e ciascuno di noi può esercitare potere su un'altra persona: diretto, evidente, sottile, subdolo, ricattatorio; può avvertire la possibilità di tenere in mano e di condurre la vita dell'altro, di determinarlo. Ne conosciamo, anche per esperienza diretta, le dinamiche come protagonisti e come vittime: nei rapporti genitori-figli e viceversa; uomo-donna e viceversa; insegnanti e alunni e alle volte viceversa, così come medici e pazienti... Si può riconoscere chi per ruolo e continuità storica ha potere maggiore, però, come accennato, non sono da escludere, almeno in determinate situazioni, manifestazioni di potere da parte di chi teoricamente non ne avrebbe. Il potere politico consiste nella concentrazione di un mandato elettivo, anche se con la gravissima situazione dell'attuale legge elettorale nel nostro paese; nella reale possibilità di legiferare su questioni riguardanti la vita di tutti; nei privilegi inaccettabili che questo ruolo comporta; nei rapporti con l'economia, anche con quella non solo discutibile, ma concentrazione di illegalità e corruzione.
Il potere economico è il più decisivo e determinante, perché condiziona in parte considerevole quello politico: le multinazionali e le lobby, la finanza svincolata da qualsiasi riferimento etico, che determina accumuli e crisi, che condiziona interi sistemi e popoli.
Il potere militare, ammantato di gerarchie, discipline e segreti si muove da una parte come separato, a sé stante, dall'altra come strettamente collegato a quello economico e politico, a livello nazionale e internazionale.
Il potere dei mezzi di informazione, televisivi soprattutto e oggi in modo crescente le nuove tecnologie informative: nel non dare informazioni veritiere, nell'orientale, nel creare un determinato modo di pensare.
Il potere religioso che trova il suo fondamento e la sua legittimazione del sentirsi depositario e comunicatore della verità, del rapporto privilegiato, se non esclusivo, con il mistero; garante del bene e della sua osservanza; capace di riproporre ritualità evocative nei momenti cruciali dell'esistenza, dalla nascita alla morte. Una delle questioni decisive su cui riflettere è certamente quello del rapporto fra Dio e il potere, e ancora come si intende e si comunica, perlopiù in modo strumentale e distorto, tanto da riuscire a farli convivere.
Perché c'è appunto il potere come concentrazione degli intrecci e delle degenerazioni di tutti i poteri nell'illegalità, nelle organizzazioni criminali e mafiose, nelle loro decisioni di accumulo di denaro e di beni, a qualsiasi costo, anche quello di uccidere i competitori o chi, come magistrati e forze dell'ordine, si oppongono in modo deciso e chiaro.
Come è possibile che l’Italia, il paese più cattolico del mondo, sia quello con il più alto livello di corruzione: 60 miliardi di euro annui; 120 miliardi di evasione fiscale... Quante persone coinvolte dicono di credere in Dio?
Il Vangelo di questa domenica (Marco 9,30-37) ci parla del Dio che in Gesù si presenta come l’anti-potere, colui che sta preparando i suoi discepoli alla sua passione e morte violenta da parte dei poteri costituiti, primo quello religioso.
Il suo potere è quello della disponibilità, della fedeltà e della coerenza che lo portano a donare la sua vita, non a dominare sugli altri. I discepoli si attardano per strada a discutere del potere, della preminenza fra di loro, di chi, in realtà, sia il più importante. Allora Gesù dice loro: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti". E chiama e pone in mezzo un bambino senza potere, anzi trascurato e abbandonato, dicendo loro che chi lo accoglie è nello spirito di accogliere lui stesso e il Padre che lo ha mandato e ogni altro.
Una profonda lezione per noi tutti; sono la disponibilità e il servizio che ci rendono "grandi": come amici, genitori, insegnanti, medici, preti, professionisti, politici, imprenditori, altri…
E’ il servizio al bene delle persone, al bene comune la qualità fondamentale.
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