DOMENICA 4 NOVEMBRE 2012 Vangelo Marco 12,28-3
04/11/2012
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DOMENICA 4 NOVEMBRE 2012
FEDE E AMORE INSCINDIBILMENTE CONGIUNTI
Vangelo Marco 12,28-3

Un maestro della legge aveva ascoltato quella discussione. Avendo visto che Gesù aveva risposto bene ai sadducei, si avvicinò e gli fece questa domanda: “Qual è il più importante di tutti i comandamenti?”. 
Gesù rispose: “ Il comandamento più importante è questo: Ascolta Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore: Tu devi amare il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutte le tue forze. Il secondo comandamento è questo: Devi amare il tuo  prossimo come te stesso. Non c’è nessun altro comandamento più importante di questi due”.
Allora il maestro della legge disse: “Molto bene, Maestro! E’ vero: Dio è uno solo e non ce n’è un altro all’infuori di lui. E poi, la cosa più importante è amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, e con tutte le forze e amare il prossimo come se stesso. Questo vale molto più che tutte le offerte e i sacrifici animali”.
E Gesù vedendo che quell’uomo aveva risposto con saggezza, gli disse: “Tu non sei lontano dal regno di Dio”. E nessun altro aveva più il coraggio di fare domande.

Solo a pronunciare con profondità d’animo le parole: “amore” e “fede” si avverte la pregnanza, le ricchezze, le problematicità delle condizioni esistenziali personali e relazionali che esse indicano; si coglie anche la reciprocità di queste due dimensioni fondamentali della vita; si percepisce che si riferiscono allo stesso piano: quello dell’essere profondo, del nucleo costitutivo della nostra persona.
L’amore è la forza della vita; senza amore non si può vivere, nelle relazioni che sono decisive per la nostra storia umana; proprio per questo è la dimensione più fragile, da coltivare con attenzione, premura e cura. La fede può essere l’altra dimensione costitutiva: è ricerca, interrogativi, dubbi, confidenza, affidamento.
La fede in Dio non è irrazionale, bensì ragionevole, ma non dimostrabile scientificamente. Si crede perché si riflette, si approfondisce con la ragione, ma soprattutto perché ci si affida con il cuore e la coscienza; si tratta di sentire, di essere coinvolti da una relazione, da una presenza.
L’amore e la fede sono vissuti personali che partono dalla interiorità della persona e ritornano ad essa, ma non possono essere individuali perché verrebbero snaturate; richiedono invece di per sé la relazione con gli altri, il coinvolgimento, la disponibilità, la dedizione, la donazione.
Illuminante per questa riflessione il Vangelo dei questa domenica (Marco 12, 28-34). E’ da notare come il confronto tra il maestro della legge e Gesù segue la riflessione da lui proposta ai sadducei sulla risurrezione, sulla vita oltre la morte.
“Qual è il più importante di tutti i comandamenti?” chiede il maestro della legge a Gesù.
La risposta ripropone la più profonda tradizione della fede del popolo ebraico: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore: Ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutte le tue forze.
Il secondo comandamento è questo: Ama il tuo prossimo come te stesso: Non c’è nessun altro comandamento più importante di questi due”.
Il maestro della legge per dichiarare la su profonda sintonia ripete le stesse parole e conclude: “Questo vale molto più di tutte le offerte e i sacrifici di animali”. E Gesù vedendo che quell’uomo ha risposto con saggezza dice. “Tu non sei lontano dal Regno di Dio”.
La fede e l’amore quindi si richiamano una nell’altro, si nutrono, si sostengono; non ci può essere fede senza amore a Dio, agli altri e a noi stessi.
La fede non riguarda solo i sentimenti, né solo la ragione; ma coinvolge il cuore, cioè l’intimità delle emozioni; l’anima, cioè la profondità di noi stessi, la coscienza che orienta, guida e sostiene; la mente, cioè la ragione che si interroga, dubita, riflette, conduce in un itinerario di profondità; tutte le forze, cioè tutte le dimensioni dell’essere, le dinamiche, le espressioni, la concretezza delle azioni. Si tratta quindi di un coinvolgimento profondo e globale della nostra persona, di un orientamento di fondo come l’amore di per sé esige; e questo non restando in modo narcisistico su noi stessi, ma aprendosi alla concretezza della prossimità, all’incontro con l’altro; l’amore a Dio non può essere disgiunto intrinsicamente dall’amore al fratello affamato, assetato, denudato di vestiti e dignità, forestiero, carcerato e in altre condizioni ancora. L’esperienza ci insegna che ci sono persone che si dichiarano atee e che sono concretamente disponibili agli altri; persone che si dichiarano credenti e che sono individualiste ed egoiste. E’ importante anche l’amore a sé: liberandosi da aspetti egocentrici e narcisisti può significare la considerazione umana di se stessi; senza esaltazioni, né deprezzamenti; vivendo l’umiltà come consapevolezza dei propri limiti e delle proprie qualità, come fiducia in sé e nella vita.
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