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DOMENICA 5 MAGGIO 2013 Vangelo Giovanni 14,23-29 |
05/05/2013 |
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DOMENICA 5 MAGGIO 2013
La fede diventa pratica del bene
Vangelo Giovanni 14,23-29
Gesù rispose: “se uno mi ama,
metterà in pratica la mia parola, e il Padre mio lo amerà. Io verrò da
lui con il Padre mio e abiteremo con lui. Chi non mi ama, non mette in
pratica quello che dico. E la parola che voi udite non viene da me ma
dal Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono con
voi. Ma il Padre vi manderà nel mio nome un avvocato: lo Spirito Santo.
Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che ho
detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. La pace che io vi do, non
è come quella del mondo: non vi preoccupate, non abbiate paura. Avete
sentito quello che vi ho detto prima: Me ne vado, ma poi ritornerò da
voi. Se mi amate, dovreste rallegrarvi che io vada dal Padre, perché il
Padre è più grande di me. Tutto questo ve l’ho detto prima, perché
quando accadrà abbiate fede in me.
La qualità principale della vita è la
coerenza fra gli ideali, la fede religiosa e le scelte e le azioni. Noi
donne e uomini tutti consideriamo alcune persone come maestre della
nostra vita, esemplari, punti di riferimento.
Certamente, ci può essere l’ammirazione per chi ha operato nelle
diverse scienze e tecnologie, che ha favorito un beneficio reale per
tante persone; per chi ha proposto nuove strade per un’economia di
giustizia; per chi ha introdotto nuovi saperi e modalità innovative per
diffonderli e acquisirli; per chi ha intuito strade nuove nella
riflessione culturale ed etica; per chi ha testimoniato con fedeltà la
fede. Pare proprio che suscitino ammirazione, stima e seguito le
persone che si sono dedicate con generosità e gratuità e perseveranza.
Questa è l’indicazione del Vangelo di questa domenica (Giovanni
14,23-29): “Se uno mi ama, metterà in pratica la mia Parola, e il Padre
mio lo amerà. Chi non mi ama non mette in pratica quello che dico…”.
Nessuno spiritualismo in queste parole; nessun individualismo
religioso, nessuna fuga dalle responsabilità della storia, nessun
intimismo con Dio; invece, una relazione profonda con lui, “con tutto
il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutte le forze”,
relazione che è inscindibile dal coinvolgimento nella storia, nelle
storie delle persone.
Questo “mettere in pratica la Parola” esige di fatto la com-passione,
il prendersi a cuore, il prendersi cura degli affamati del Pianeta e di
questa società, così degli assetati, degli spogliati non solo dei
vestiti, ma soprattutto della dignità, degli ammalati nel corpo e nella
psiche, dei carcerati nella loro disumana situazione, dei forestieri e
della loro condizione sotto i diversi aspetti, primo fra tutti quello
dell’attenzione alle loro persone e alla loro dignità…
La fede nel Dio di Gesù di Nazareth nel Dio della
compassione e della condivisione con la sorte dei poveri, dei deboli,
degli affaticati e degli oppressi diventa anche loro difesa; se Dio
prende a cuore e difende i poveri, di fatto entra in conflitto con
coloro che riducono in povertà, che opprimono, umiliano, emarginano…
Condividere la condizione dei poveri è mettere in pratica la Parola di
Dio, il Vangelo di Gesù di Nazareth e per questo, per una
necessità intrinseca è lottare con la forza della non-violenza attiva
contro le cause dell’impoverimento, dell’umiliazione,
dell’emarginazione. Gesù ricorda ai suoi discepoli di averli istruiti
con questo insegnamento e che “il Padre vi manderà nel mio nome un
difensore: lo Spirito Santo. Egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà
tutto quello che ho detto”. Di nuovo, non si tratta di
insegnamento teorico, fine a se stesso; lo Spirito ci fa ricordare
attraverso donne, uomini e comunità in cui suscita la forza della
testimonianza, della coerenza, della profezia e del martirio.
Ad esempio, un segno di questi giorni è che papa Francesco abbia
sollecitato la proclamazione a santo del vescovo martire Romero, voce
dei poveri, dei senza voce, ucciso il 20 maggio 1980, quindi oltre 33
anni fa. Mettere in pratica la Parola di Dio riguarda soprattutto la
giustizia e la pace che sono il cuore stesso del Vangelo: “Vi lascio
la pace, vi do la mia pace. La pace che io vi do, non è come quella del
mondo: non vi preoccupate, non abbiate paura”.
Si dirà ancora che il piano del Vangelo e quello delle scelte politiche
sono diversi; certamente, ma non separati. Come si fa ad esempio a
leggere e meditare questo passaggio del Vangelo ea non accostarlo alla
notizia di questi giorni: quella che gli Stati Uniti hanno deciso di
ammodernare le bombe atomiche presenti in Europa, per farle bombe
intelligenti teleguidate, sganciabili dai cacciabombardieri F35. La
decisione riguarda anche la base Usaf di Aviano dove sono presenti 50
ordigni atomici, informazione mai smentita. Eppure il Concilio vaticano
II nella Gaudium et Spes ha definito queste armi “delitto contro Dio e
contro l’umanità”.
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