La questione della fede, del credere o non credere è presente in
noi tutti, probabilmente più di quanto comunemente si pensi. Le vicende
della vita infatti spesso interpellano la profondità del nostro essere
e cercano una o più risposte che riguardano il senso stesso del nostro
vivere, amare, relazionarci, dedicarci, soffrire e morire quando ci
sarà quel passaggio così misterioso e interrogativo.
A queste domande di fondo le risposte possono essere diverse; ma
anche quando pare definiscano il credere o il non credere, il sentirsi
credenti o atei, la questione non si dovrebbe considerare conclusa,
bensì aperta alla conoscenza, al dialogo, al confronto, proprio
partendo dalla laicità che dovrebbe accomunare sia il credente che il
non credente, quando non assolutizzano la loro posizione, quando sono
non solo rispettosi della posizione dell’altro, ma disponibili a capire
e approfondire le ragioni della sua posizione.
Quando diciamo “Io credo”, iniziano le domande: in quale Dio? Ed
egualmente quando diciamo: “Io sono ateo”: di quale Dio? C’è un ateismo
purificatore delle distorte e inaccettabili concezioni di Dio,
considerando, per altro, che quando parliamo di Dio lo facciamo sempre
con la nostra cultura, la nostra teologia, il nostro linguaggio che
sono sempre parziali e poveri rispetto al Mistero e alla Presenza di
Dio. Il vero Dio, ci ha insegnato padre Ernesto Balducci, è sempre
absconditus, cioè nascosto, Mistero da intuire, da cui lasciarsi
coinvolgere, a cui affidarci. Pur intuito, creduto, pregato è sempre da
scoprire e approfondire per non ridurlo a proiezione e produzione
nostre.
C’è quindi un Dio in cui non si può e non si deve credere: il Dio
lontano, giudice freddo e implacabile; il Dio garante del mercato,
dell’accumulo, del consumismo; il Dio che giustifica indifferenza,
discriminazioni, xenofobia e razzismo; il Dio invocato per giustificare
violenze, armi e guerre; il Dio autoritario che garantisce gli
autoritarismi nella società, nella politica, nella Chiesa; il Dio che
sovraintende il maschilismo, il sessismo, l’omofobia; il Dio che
giustifica l’indifferenza verso l’ambiente vitale e le conseguenti
usurpazioni e distruzioni. Il Dio che pare trovare soddisfazione dagli
apparati e dalle solennità religiose, staccati dalla vita. L’ateismo di
fronte a questo Dio diventa una necessaria liberazione per accostarsi a
Dio, presenza misteriosa e reale, creduto e invocato con diversi nomi,
negli itinerari delle fedi religiose.
In questa domenica nelle comunità cristiane si riflette e si prega
proprio riguardo a Dio stesso, nella misteriosa relazione dinamica fra
Padre, Figlio e Spirito Santo (Vangelo Giovanni 16,12-15). Il Dio che
si rivela nella storia ascolta il gemito, il grido, le sofferenze delle
persone e dei popoli impoveriti, oppressi, calpestati e si fa presente,
vicino come il Dio della liberazione e della vita, infondendo coraggio
e forza. E’ il Dio che ha suscitato in continuità donne e uomini
profeti che hanno denunciato ipocrisia e falsità, potere e corruzione e
hanno con forza richiamato all’attenzione per i poveri, i deboli, gli
emarginati. E’ il Dio della giustizia, della condivisione, della
fraternità. E’ il Dio che si è fatto presente nella storia nell’Uomo
Gesù di Nazaret, fragile e impotente nel mondo, dalla nascita nella
stalla degli animali a Betlemme fino all’uccisione sul legno della
croce, vittima fra le vittime; risorto, vivente oltre la morte,
compagno quotidiano di viaggio nella nostra vita.
Il Dio di Gesù di Nazareth vive continuamente la compassione:
partecipa, accoglie, ascolta, guarisce, incoraggia, comunica fiducia e
serenità; abbatte tutti i muri di separazione fra bambini e adulti,
donne e uomini; sani e ammalati; persone scomunicate; religiose e
pagane; di diverse condizioni esistenziali e sociali; insegna
l’accoglienza, la condivisione, la fraternità; provoca a un continuo
cambiamento nel cuore e nella mente per contribuire alla nuova umanità
che lui è venuto ad annunciare e iniziare. Invita ad affidarsi e
infonde coraggio nella complessità della vita e della storia, dentro ai
cambiamenti, al dolore, alle difficoltà, nel passaggio misterioso della
morte.
Dio è presente con il suo Spirito Santo che alimenta progetti e
infonde forza e coraggio ad assumere la responsabilità della denuncia e
della proposta, della pazienza attiva a contribuire alla nuova umanità.
Dio: Padre, Figlio, Spirito Santo; intuito, creduto, pregato, sempre da
scoprire nel suo Mistero e nella Rivelazione che continua nella storia,
nelle storie di donne, uomini e comunità