Le sovrastrutture ideologiche e religiose, gli assolutismi etnici
e i nazionalismi portano sempre ad atteggiamenti ed azioni di
indifferenza e disumanità. L’Uomo Gesù di Nazaret (Vangelo Luca
9,51-62) avverte con sempre maggior evidenza l’aspro conflitto con le
classi dirigenti; nonostante questo vissuto si dirige verso
Gerusalemme, la città del tempio e del sinedrio. Manda avanti alcuni
per preparare il suo passaggio in un villaggio di Samaritani; ma gli
abitanti non vogliono sapere di Lui perché fra Ebrei e Samaritani
c’è un conflitto etnico-religioso: qual è il tempio più importante,
quello di un popolo o dell’altro?
Certamente sapevano di Gesù ma prevale l’ideologia religiosa e in
nome di questa si rifiuta l’accoglienza a un Uomo giusto e per questo
contrastato. Non c’è prima l’uomo, ma ci sono la legge, le istituzioni,
la religione del tempio; e di conseguenza le persone soccombono per
indifferenza, trascuratezza, emarginazione.
Così allora, come oggi.
Due discepoli vorrebbero castigare e colpire quel villaggio per il
suo rifiuto, ma Gesù li guarda, li rimprovera e procede nel cammino. La
verità che abita la profondità dell’essere diventa forza che diluisce e
poi aiuta e superare l’amarezza per il rifiuto contingente; lo spirito
e l’azione vendicativa arresterebbero il cammino.
Mentre il gruppo procede lungo la strada, tre persone
interloquiscono con Gesù. Un tale gli dice che è disposto a seguirlo
dovunque e Gesù: “le volpi hanno una tana e gli uccelli hanno un nido,
ma il Figlio dell’uomo non ha un posto dove poter riposare”. Gesù non è
stato un povero fra i più poveri. A Nazaret per 30 anni ha vissuto con
la sua famiglia con umiltà, sobrietà, essenzialità. Nei circa tre anni
della vita pubblica ha sempre comunicato totale libertà dal potere, dal
denaro, dalle sicurezze; ha seguito il suo cuore compassionevole, la
sua fedeltà interiore che esprime il rapporto profondo con il Padre e
coinvolgimento con le storie delle persone..
Non è sicuro del cibo, né della casa, ha qualche appoggio da
amici.
Francesco vescovo di Roma e per questo papa con parole e gesti
porta nell’oggi questo insegnamento: parla di una Chiesa povera che è
abitata dai poveri; che frequenta le periferie esistenziali
dell’umanità; libera dagli abbracci con i poteri di questo mondo;
liberata da ostentazioni e sfarzi nel modo di vestire e di vivere. Come
faranno ora cardinali, vescovi, monsignori a portare croci d’oro se il
papa ne porta una di ferro? Come a vestirsi di abiti e cappelli e fasce
rosse, se il papa veste unicamente con la sua semplice veste di papa
senza orpelli ed esibizionismo? Come a frequentare salotti di ricchi,
spesso anche corrotti, se il papa abita in un modesto appartamento, non
più in quello usuale del papa; se siede nel refettorio dove trova il
posto libero, non in uno speciale assegnato al papa? E ancora dice che
San Pietro non aveva il conto in banca e che quindi non serve una banca
vaticana inquietante. E da quello che è emerso e non smentito ha
indicato nel danaro, nel potere-carrierismo, nel sesso abusivamente
gestito, i mali gravissimi della struttura vaticana. Aspettiamo ora la
liberazione. Poi Gesù dice ad un altro: “Vieni con me!”. Ma
quello gli chiede di andare prima a seppellire suo padre. Gesù
risponde: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti. Tu invece va’
ad annunziare il regno di Dio!”.
Un linguaggio paradossale che non esorta certo alla durezza,
perché il Vangelo annuncia continuamente profondità e tenerezza; il
senso è quello di cercare un nuovo atteggiamento di fronte alla morte.
Nelle storie delle persone dolori tragici e difficilmente superabili si
intrecciano con dolori profondi e con il loro vissuto di memoria come
forza per proseguire…
Un altro dice ancora a Gesù: “Signore, io verrò con te, prima però
lasciami andare a salutare i miei parenti”. Gesù gli risponde: “Chi si
mette mano all’aratro e poi si volta indietro, non è adatto per il
regno di Dio”. La fedeltà agli ideali e ai progetti chiede dedizione,
impegno e perseveranza. Quanti hanno iniziato e poi si sono fermati,
dai grandi ideali sono passati a gestire l’esistente, ad essere
funzionari della vita, senza più idealità né slanci. Per grazia un
popolo immenso, su tutto il Pianeta, continua a mettere mano all’aratro
e non voltarsi indietro.