È frequente l’esperienza nelle comunità parrocchiali, nei centri
di accoglienza, in altri luoghi ancora di sentirsi interpellare da
persone che non possiedono nulla, se non il loro essere persone umane;
non hanno denaro, né vestiti per il cambio, rischiano fortemente di
entrare nella condizione globale della povertà perché, se non accolte,
ascoltate e sostenute non contano nulla, non hanno peso sociale e
rapidamente possono diventare emarginate e dimenticate: persone
italiane e straniere. Il rimando immediato è a coloro che molto
possiedono in beni e in denaro con il forte dubbio, per diversi è
certezza che li hanno accumulati con la frode, l’inganno, la
corruzione, l’evasione. La storia ci consegna l’esemplarità di persone
che a lungo coinvolte in queste situazioni, hanno operato un
cambiamento, anche inatteso, clamoroso e hanno contribuito in modo del
tutto significativo a progetti di autentica solidarietà riguardo al
cibo, all’acqua, alla salute, all’istruzione, al lavoro di persone e
intere comunità.
Il Vangelo di questa domenica (Luca 19, 1-10) ci narra una vicenda
esemplare al riguardo. Si svolge a Gèrico, una cittadina di
frontiera e di collegamento per il commercio. In una simile realtà
prosperano i funzionari della dogana e del dazio. C’è un capo degli
esattori ( i pubblicani) di nome Zaccheo; è molto ricco, perché si
opera una tangente sulla riscossione delle tasse. I pubblicani sono
considerati peccatori irrecuperabili, perché imbrogliano e perché
riscuotono anche per la potenza occupante dell’impero di Roma. Come può
modificare la sua vita, il suo modo di operare e di rapportarsi un uomo
che truffa e si arricchisce? Solo se incontra una persona speciale che
lo illumina, lo provoca, lo sprona. Solo se il confronto con la realtà
drammatica dei poveri e degli esclusi rimette in discussione le sue
convinzioni e posizioni. Forse Zaccheo avverte nella coscienza qualche
interrogativo. Di fatto mosso dalla curiosità, da un interesse
indefinito per Gesù di Nazaret di cui ha sentito parlare, rompe ogni
indugio e convenienza e, data la sua piccola statura, corre avanti e si
arrampica sopra un albero, in un punto dove Gesù deve passare. Così
spera di poterlo vedere da vicino. Gesù guarda in alto e dice a
Zaccheo: “ Scendi in fretta, perché oggi devo fermarmi a casa tua!”
Zaccheo scende subito dall'albero e con grande gioia accoglie a casa
Gesù. I benpensanti mormorano contro Gesù, perché entra in casa di uno
strozzino. L’incontro porta Zaccheo ad una scelta radicale che per un
uomo come lui comporta una decisione sola: nuovi rapporti di giustizia
sociale e nuovo modo di usare i beni. L’impegno del funzionario delle
tasse di dare la metà dei suoi beni ai poveri e di restituire il
quadruplo alle persone danneggiate, supera ogni prescrizione e
consuetudine sociale. È segno evidente di una conversione decisa e
coraggiosa. Zaccheo rappresenta non solo i comportamenti personali che
riguardano ciascuna e ciascuno di noi, ma anche quelli pubblici,
economici e politici di una parte del mondo rispetto alla gran parte
dell’umanità impoverita, sfruttata, emarginata. La conversione a cui
siamo chiamati è dimensione personale, etica, economica e politica.