L’esperienza del male: personale e familiare, sociale e comunitario tiene sempre aperta la grande questione sui perché, sul senso del male, con la provocazione più radicale a Dio e alla fede in Lui.
Certamente è importante richiamare le nostre personali responsabilità: nell’esperienza umana siamo infatti coinvolti continuamente nell’ambivalenza che chiede una continua presa di posizione: alimentare e praticare il bene, respingendo il fascino del male.
Il Vangelo di questa domenica (Vangelo di Giovanni 1,29-34) presenta Giovanni il Battista che sulle rive del Giordano vede Gesù venire verso di Lui e dice: “Ecco l’agnello di Dio che prende su di sé il peccato (il male) del mondo”. I principi ispiratori delle religioni hanno da sempre insegnato a praticare il bene per la salvezza dell’umanità, con quella “regola aurea” che le accomuna in modo sorprendente.
“Quello che non desideri per te, non farlo neppure ad altri uomini” (Confucio). “Non fare agli altri ciò che non vuoi che essi facciano a te” (Rabbì Hitlel, Ebraismo).
“Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (Gesù di Nazaret). “Nessuno di voi è un credente, fintanto che non desidera per il proprio fratello quello che desidera per sé (Islam). “Una condizione che non è gradita o piacevole per me, non lo deve essere nemmeno per lui; e una condizione che non è gradita o piacevole per me, come posso imporla ad un altro?”. (Buddismo). “Non bisognerebbe comportarsi verso gli altri in un modo che non è gradito a se stessi: questa è l’essenza della morale” (Induismo).
Gesù di Nazaret afferma ancora: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati; amate anche i nemici; beati gli operatori di pace; coloro che vivono la giustizia, la misericordia, la coerenza..”. Nel percorso della storia umana sono emersi principi, dichiarazioni, disponibilità per prevenire e combattere il male nelle sue diverse manifestazioni. Si può pensare, senza confondere i piani, che la luce delle diverse religioni, la luce e la forza della rivoluzione non violenta dell’amore che Gesù di Nazaret ha immesso nella storia, hanno contribuito, in modo significativo, nella laicità della storia, ad esempio, alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e alla nostra Costituzione; si tratta del medesimo anelito e delle stesse finalità: la liberazione dal male, l’affermazione della dignità di ogni persona.
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (Costituzione, art. 3). “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza” (Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, art. 1). Gesù ci insegna che la liberazione dal male si attua con amore e operando il bene fino a dare la vita.