Ritorna la domanda che dovrebbe essere quotidiana: che cosa significa veramente essere cristiani, anzi diventare cristiani perché nessuno lo è in modo pieno, con fedeltà e coerenza cristallina ed esemplare.
Diventare cristiani Significa seguire Gesù di Nazaret, la sua persona e il suo insegnamento. Il Vangelo di questa domenica (Matteo 4,12-23) ci racconta l’inizio della vita pubblica di Gesù, in una situazione di sconcerto interiore perché ha saputo dell’arresto di suo cugino Giovanni, il profeta battezzatore sulle rive del fiume Giordano.
Con questo dolore nell’animo, Gesù da voce alla profezia del Regno: Dio nella sua persona è presente nella storia per comunicare e iniziare la radicale novità dell’amore che trasforma il cuore e la coscienza, i rapporti fra le persone, quelli con il denaro e il potere, quelli con Dio.
Questa novità chiede a tutti un profondo cambiamento interiore che possa trasformare le storie umane e le situazioni della storia, facendole diventare umane.
Per questo progetto Gesù chiama alcune persone non per comunicare loro una nuova dottrina, né una nuova religione, bensì un nuovo modo di essere, di sentire la vita, di operare le scelte. Le prime quattro persone scelte come discepoli sono pescatori del lago di Tiberiade, due coppie di fratelli: Simone (che poi sarà chiamato Pietro) e Andrea, Giacomo e Giovanni. Questi e poi gli altri discepoli non sono scelti fra gli scribi d’Israele che conoscevano e spiegavano la Legge; né fra gli uomini della religione, fra i sacerdoti del tempio di Gerusalemme; né fra i capi delle sinagoghe; né fra qualche politico e uomo di potere. Sono lavoratori, pescatori del lago, non si sa con quale grado di istruzione; uno poi sarà un esattore delle tasse, inviso a tutto il popolo; uno, forse due, simpatizzanti del gruppo degli zeloti che con le armi sognavano di scacciare i romani.
Il Vangelo di Luca ricorda che con i discepoli c’era anche un gruppo di donne. Quindi, per la scelta non è per nulla decisiva la condizione di partenza, ma invece l’adesione, il coinvolgimento, la convinzione profonda che diventa testimonianza. “Gesù percorreva la regione della Galilea: insegnava nelle sinagoghe, annunziava il regno di Dio e guariva tutte le malattie e le infermità della gente”. Anche oggi, il vivere la fede dovrebbe caratterizzarsi per l’annuncio fedele del Vangelo e per i segni concreti di presenza, di compassione, di premura, di cura alle persone.
“Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità… La Chiesa alle vote si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: Gesù Cristo ti ha salvato”…E i ministri della Chiesa devono innanzitutto essere ministri della misericordia, farsi carico delle persone, accompagnandole come il buon samaritano che lava, pulisce, solleva il suo prossimo” (Francesco, vescovo di Roma e papa).