Le tre tentazioni vissute da Gesù di Nazaret (Vangelo di Matteo 4,1-11) sono riassuntive ed emblematiche di tutte le tentazioni. Il tentatore diversamente interpretabile che si presenta in persone, situazioni, circostanze viene chiamato “diavolo”, etimologicamente colui che divide, che induce a divisione la coscienza, intenzionata al bene per portarla al male.
La prima tentazione è di trasformare la pietra del deserto in pane: “Se tu sei il Figlio di Dio, comanda a queste pietre di diventare pane!”. Gesù è provato da un lungo digiuno; vorrebbe mangiare; le parole tentatrici possono insinuargli anche la paura della mancanza di cibo, quella che ha vissuto il popolo che camminava nel deserto. Trasformare le pietre in pane significherebbe sfamarsi e soprattutto attrarre a sé tanta gente che, dopo la condivisione di quel cibo gratuito lo esalterebbe, lo proclamerebbe re e messia. Gesù avverte il pericolo di seguire la strada facile di consensi entusiastici che non favoriscono la libertà e la responsabilità delle persone, che le mantengono dipendenti. Si tratta di quelle situazioni della vita nelle quali capacità, forza, disponibilità personali si esprimono per ottenere seguito, facili consensi, adesioni entusiastiche, senza che le persone crescano nella sensibilità del cuore, nella formazione delle coscienze, nell’assunzione di responsabilità. Si pensa al sé, al proprio protagonismo.
La risposta di Gesù: “Nella Bibbia è scritto:- non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che viene da Dio”. Non è una esortazione alla fuga in uno spiritualismo disimpegnato dalla storia, bensì a seguire con fedeltà la Parola di Dio che comporta l’impegno a condividere il pane, cioè le esigenze primarie della vita, con tutti.
La seconda tentazione è quella di usare Dio. Sul punto più alto del tempio, Gesù riceve questo invito: “Se tu sei il Figlio di Dio, buttati giù; perché nella Bibbia è scritto:-Dio darà per te un ordine ai suoi angeli ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché tu non inciampi contro alcuna pietra”. E’ la tentazione di servirsi di Dio per progetti personali, come garanzia di potere, interessi, ingiustizie, violenze, guerre, mafie, corruzioni, razzismo, distruzione dell’ambiente, invocando radici cristiane e cultura cattolica. Gesù risponde: “Non sfidare il Signore tuo Dio”. Dio si cerca, si intuisce, si prega, si dubita, si cerca ancora; a lui ci si affida, mai si deve usare.
La terza tentazione è quella dell’avere associato con il potere. Su una montagna molto alta da cui si vedono i regni del mondo e il loro splendore, Gesù riceve questa proposta: “Io ti darò questo se in ginocchio mi adorerai”. E’ la tentazione del potere e dell’avere a qualsiasi costo: la vendita della coscienza, la strumentalità nei confronti delle persone, la loro eliminazione fisica e morale; il rinnegamento di ogni vincolo etico, di qualsiasi attenzione agli altri, al bene comune. Questo in nome di Dio. La risposta di Gesù: “Vattene via, Satana! Perché nella Bibbia è scritto:-Adora il Signore, il tuo Dio; soltanto a lui rivolgi la tua preghiera”.
Chi vive la fede in Dio dovrebbe distaccarsi nettamente dall’idolatria del potere e dell’avere. Pane condiviso; affidamento a Dio, potere come servizio: questo significa superare le tentazioni.