Vivere con la forza interiore che sollecita ad agire e sostiene nell'impegno; essere animati dalla speranza non è facile, tanto meno scontato; specie in certe situazioni è difficile, arduo, sembra quasi impossibile.
E questo avviene a seguito di una sconferma dolorosa nelle relazioni; di una smentita agli ideali, alla dedizione e all'impegno; di ingiustizie che permangono; di violenze, armi e guerre che sembrano spadroneggiare, nonostante tutta le dedizione profusa; di morti e di stragi che porterebbero a dire che “allora, se proprio è così, non vale la più la pena ed è preferibile ritirarsi”. E poi ci sono le malattie e i dolori del corpo, della mente e dell’animo.
Come si può riprendere fiducia, forza interiore e coraggio? Le storie, delle persone e delle comunità testimoniano che questa ripresa, ardua è possibile, non in modo magico e immediato, ma poco a poco e spesso non in modo lineare, bensì con oscillazioni, ripensamenti, rallentamenti e riprese. E quali sono i motivi, le fonti della luce, dell’incoraggiamento, della fiducia, della ripresa di speranza? Può essere l’incontro con una persona profonda, saggia, accogliente e incoraggiante; o di una esperienza che un gruppo di persone o una comunità stanno vivendo; può essere la ripresa interiore e poi condivisa della memoria viva di donne e di uomini che hanno vissuto situazioni estreme, che in esse hanno testimoniato resistenze straordinarie, che hanno dato la vita, non senza timore e tremore, con un coraggio indomito ammirevole.
Tante persone nel riferimento alla fede in Gesù di Nazaret ucciso e risorto, Vivente per sempre, hanno trovato e trovano una presenza che comunica fiducia e incoraggiamento, luce e forza.
Di questo ci parla il Vangelo di questa domenica (Giovanni 20,19-31). La morte tragica di Gesù ha gettato nello sconforto le donne e uomini suoi discepoli. Gli undici, dopo la tragica morte di Giuda, sono chiusi nella sala dove hanno celebrato la pasqua con il Maestro. Sono angosciati e pieni di paura di fare la stessa fine. Sono desolati perché il progetto della nuova umanità proposto da Gesù sembra essere finito con lui.
Gesù si presenta loro e li saluta due volte con queste parole che esprimono un dono e coinvolgono in un impegno: “La pace sia con voi”. Mostra le profonde ferite rimarginate delle mani e del fianco. E’ proprio lui. I discepoli riprendono fiducia e si rallegrano, perché la situazione di morte che sembrava definitiva non è più tale; anzi con Gesù vivente tutte le sue parole e i suoi gesti riprendono forza e significato; diventano di nuovo possibili, coinvolgono di nuovo nell'attuarli. E la pace è il progetto che comprende tutti gli altri: una nuova umanità di persone in armonia con se stesse, con gli altri, con tutti gli esseri viventi, liberandosi da violenze, oppressioni, discriminazioni, armi, guerre, distruzione dell’ambiente.
Si può essere presi dal dubbio sulla ripresa della speranza e della forza interiore, come testimonia il discepolo Tommaso, ma l’ulteriore incontro con il Signore e le persone significative può di nuovo alimentare la fiducia, l’affidamento, la disponibilità.