Come ogni domenica, ogni giorno il Vangelo (oggi Giovanni 14,15-21) ci accompagna nella nostra ricerca, nella nostra fatica, nella nostra dedizione, con la provocazione e il conforto che sempre ci comunica.
Nell'educazione religiosa che conosciamo i comandamenti sono stati spesso identificati con norme estrinseche costringendoti, piuttosto che come ispirazione e prospettiva alla pratica del bene. A questo ha contribuito anche la loro indicazione a non fare il male piuttosto che a coinvolgerci nel praticare il bene. Esemplificando: "Non uccidere". Se la considerazione viene limitata a non compiere un omicidio, la stragrande maggioranza delle persone si "sente a posto"; se invece, si estende a tutte quelle parole e quelle azioni che colpiscono la vita nelle sue diverse espressioni e comprende il prendersi a cuore e cura delle persone, a cominciare da quelle che fanno più fatica, e insieme della Madre Terra e di tutti gli esseri viventi, nessuno di noi può "sentirsi a posto", perché l'orizzonte è ampio e altrettanto il campo di azione; la dedizione e l'impegno non sono mai adeguati alle esigenze. In realtà i comandamenti, le dieci grandi prove, sono state originate dall'esperienza del rapporto fra il Dio della liberazione e della vita e il suo popolo. Infatti, all'inizio delle diverse indicazioni c'è il riconoscimento che Lui è l'unico Signore che ha fatto uscire dalla schiavitù e dall'oppressione dell'Egitto e per questo la risposta alla sua alleanza, alla sua amicizia comporta l'impegno fedele e coerente a vivere con rispetto e dedizione agli altri nella comunità.
E quando, successivamente, Gesù ha indicato gli atteggiamenti e le decisioni in qualche modo riassuntivi anche degli altri ha richiamato la giustizia e la misericordia. "Se mi amate osserverete i miei comandamenti... Chi mi ama veramente conosce i miei comandamenti e li mette in pratica".
L'amore a Dio è il coinvolgimento profondo del nostro essere nella relazione con lui, una relazione sempre in ricerca; questa profondità dell'essere non può dissociarsi e l'amore a Dio è insieme amore al prossimo. La conoscenza dei comandamenti riguarda insieme l'intelligenza intellettuale, quella emotiva o cordiale e quella spirituale, perché si tratta appunto della centralità della persona e della sua possibilità di relazione e di dedizione.
Questa dimensione così profonda può raggiungere un suo nucleo costitutivo ma mai definitivo, sempre aperto nel dare e nel ricevere, nel cercare, trovare e cercare ancora, nell'interrogarsi e nell'affidarsi, nel dedicarsi.
In questo percorso, alle volte, ci si può sentire soli, senza riferimenti, senza protezione, in qualche modo orfani con nostalgia di esperienze significative vissute e con l'anelito e la speranza di riviverle con ulteriori significati. "Non vi lascerò orfani, dice Gesù, tornerò da voi". Un'attesa che diventa invocazione, desiderio di comprensione, sete di verità: in noi stessi, nelle relazioni, nei fatti della storia; verità come conoscenza del cuore e della mente, come percezione del senso profondo della vita. "Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro difensore che sarà sempre con voi, lo spirito della Verità".