Da tempo ormai il termine globalizzazione è entrato a far parte del linguaggio corrente probabilmente anche a motivo dei mezzi d’informazione sempre più tecnologici e diffusi. In realtà da tempo ben più lungo si era affermato che l’umanità tutta ha un unico destino di vita e di morte: questo riferito in particolare alla minaccia atomica e poi in modo crescente alle disastrose conseguenze di un utilizzo sconsiderato, predatorio, irrispettoso, della Madre Terra, delle sue risorse e ricchezze, delle diverse espressioni della vita. La globalizzazione per parlare dell’economia, per indicare un pensiero unico e omologante, per denunciare come papa Francesco a Lampedusa, l’estensione dell’indifferenza; per richiamare esigenze imprescindibili quali la globalizzazione della giustizia, della autentica solidarietà e della speranza, dell’accoglienza e della fraternità, dello spirito e della pratica dell’armonia fra le diversità delle persone e di tutti gli esseri viventi. I racconti della Bibbia ci presentano tre situazioni emblematiche che ci aiutano leggere tante altre simili che ci riguardano quotidianamente.
L’equilibrio armonioso dell’uomo Adamo e della donna Eva fra loro e con Dio, con tutti i viventi dell’Eden viene scompagnato dalla bramosia di diventare come Dio, quindi onnipotenti, per non voler accettare la loro condizione di creature. Caino non accetta la diversità di suo fratello Abele e nella sua logica di competizione e di gelosia lo uccide, così la diversità del fratello non lo provoca più, non gli chiede più attenzione, accoglienza e ascolto, scambio reciproco arricchente. Così la bramosia di dominio porta in diverse forme ad eliminare l’altro. Un gruppo di potere si insedia in una grande città e manifesta un progetto di dominio su tutti gli abitanti; questi uomini si sentano onnipotenti, padroni della vita e della morte degli altri. Solo loro esistono, decidono, comandano. Per affermarlo costruiscono una altissima torre di mattoni verso il cielo per ribadire che non hanno nessun riferimento a Dio. Questo potere assoluto che esercitano determina negli abitanti paura, obbedienza passiva, competizione, delazione, menzogna, tornaconto. E’ completamente assente la considerazione e la valorizzazione delle differenze che possano contribuire ad un progetto comune. Si determina“ la babele delle lingue”, la confusione fra la diversità perché non sono finalizzate a un progetto positivo a cui tutti possano contribuire.
L’esperienza degli apostoli Pentecoste è alternativa: lo Spirito del Signore che li pervade e li anima suscita in loro la disponibilità ad esprimere la ricchezza della loro diversità per costruire il bene comune, l’umanità della giustizia, della pace e della fratellanza. Il Vangelo (Giovanni 20, 19-23) ci racconta come Gesù Risorto, Vivente oltre la morte comunica lo Spirito della vita, che anima tutti all'accoglienza, alla riconciliazione e al perdono. In questo tempo della storia, fra le esperienza di accoglienza e i drammi di rifiuto con la vergogna umana di migliaia di morti in mare, viviamo la possibilità quotidiana di sperimentare l’incontro fra persone diverse per cultura e fede religiosa. Lo Spirito conduce all'incontro, a liberarsi dalla logica della presunzione, della prepotenza e del rifiuto. Per chi si riferisce al Vangelo c’è solo una scelta.