DOMENICA 15 GIUGNO 2014 Vangelo di Giovanni 3, 16-18
15/06/2014
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DOMENICA 15 GIUGNO 2014
Il mistero di Dio e la testimonianza operosa della fede nella storia
Vangelo di Giovanni 3, 16-18

Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio perché chi crede in lui non muoia ma abbia vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede nel Figlio, non è condannato. Chi non crede, invece, è già stato condannato, perché non ha creduto nell'unico Figlio di Dio.

In questa domenica nella comunità cristiane si è chiamati a riflettere sul Mistero di Dio Trinità: Padre, Figlio, Spirito Santo. (Vangelo di Giovanni 3, 16-18). Certo dipende molto da chi, da dove, da come approfondisce e poi comunica, esprime.
Emerge una differenza evidente fra una riflessione delle persone e delle comunità che sgorga da una fede vissuta nella quotidianità della vita, coinvolta nei drammi e nelle speranze della storia e una elaborazione che esce da uno studio teologico asettico staccato dalla vita e dalla storia. Il compito dei teologi è importante, necessaria la loro riflessione a patto che parta dalle esperienze delle persone e ad esse ritorni. Noi del mondo occidentale per la riflessione su Dio Trinità, siamo stati vincolati alla filosofia greca, alla teologia tomista che hanno operato un condizionamento evidente.
L’antropologia e la filosofia, la psicologia e la psicoanalisi del nostro tempo inducono altre riflessioni, altre indagini, altri possibili rapporti con la fede in Dio, su come si può intuirne la presenza. In Asia, Africa, America Latina il substrato culturale si rapporta con la fede in altri modi ancora, per cui si constata un pluralismo di teologie. “Dio nessuno lo ha mai visto, è il Figlio Gesù che ce lo ha rivelato”, così l’apostolo Giovanni. Il vero Dio è nascosto: intuito, creduto, pregato, dubitato, avvertito come Presenza di cui fidarsi e a cui affidarsi. Gesù c’è lo ha rivelato nella sua persona, nelle sue parole e nei suoi gesti, nel suo amore incondizionato per l’umanità, per ciascuna e ciascuno di Dio. La rivelazione più evidente sono le relazioni di compressione, accoglienza, ascolto, perdono, guarigione, salvezza intesa nel senso pieno della parola. 
Gesù ci parla di Dio come Padre a cui rivolgersi con affetto e confidenza, ci insegna a pregarlo e a pregarlo insieme al plurale, come un noi che si riferisce a lui, con l’impegno che ne deriva per costruire una società di giustizia e di fraternità, non di competizione, non guidata dalla diffidenza, dall'indifferenza, tanto meno dalla avversione, bensì dalla vicinanza, dall'accoglienza, dalla collaborazione, dall'autentica solidarietà.
Lo Spirito Santo è la forza che ci viene comunicata per procedere nel nostro cammino con coraggio, pazienza attiva e perseveranza; è luce per cercare e scoprire la verità; è conforto e consolazione nei momenti di difficoltà, stanchezza, avvilimento; è intuizione, sogno, creatività, azione. Così in modo umile, sempre in ricerca, con fiducia e affidamento intuiamo Dio come Padre; ci riferiamo a Gesù di Nazaret, come Figlio esigente e consolante con la sua presenza; invochiamo lo Spirito Santo disponibili a riceverne luce e forza, coraggio e sostegno. Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Resta sempre aperta, quando ci si riferisce a Dio, la questione della strumentalizzazione del suo nome; per cui il Dio dei poveri diventa il Dio dei ricchi; il Dio degli umili il Dio dei potenti; il Dio degli ultimi il Dio dei primi nel potere e nei privilegi; il Dio della pace diventa il Dio della guerra; il Dio dell’accoglienza il Dio del pregiudizio e del razzismo; il Dio creatore il Dio che si disinteressa della distruzione del creato. Il Dio di Gesù purifica le distorte immagini di Dio e sta in mezzo a noi come Dio umanissimo che condivide e ci accompagna.

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