Il cibo e l’acqua sono indispensabili per la nostra vita; centinaia di milioni di persone del Pianeta non hanno di che sfamarsi, né acqua potabile con cui dissetarsi. Il cibo condiviso è segno di relazione, di condivisione delle fatiche, delle speranze, delle esperienze positive della vita. Tante volte il cibo diventa espressione di lusso, di privilegio, di disprezzo per i poveri; anche di ingordigia e di esagerazione; è impressionante quanto ne viene scartato e gettato nei rifiuti.
Gesù di Nazaret con frequenza ha accolto l’invito a condividere il pranzo anche con i pubblicani (esattori delle tasse) e i farisei; lo ha fatto nella quotidianità con i discepoli; anche nelle case degli amici Pietro e Andrea e, di Lazzaro, Marta e Maria. E per circa trent’anni ha condiviso il cibo con Maria e Giuseppe nella casa di Nazaret, possiamo pensare più di qualche volta anche con altre persone come segno di accoglienza e di semplice convivialità. Con una folla enorme ha condiviso i pani e i pesci insegnando che la disponibilità a condividere può favorire e concretizzare situazioni positive insperate.
Nella cena pasquale del saluto ai suoi amici, nell’imminenza del suo arresto e della sua passione, come conseguenza di una vita totalmente donata agli altri, si è , per così dire, “consegnato” nel pane e nel vino rendendosi presente quando viviamo l’attualità della memoria della sua persona e del suo insegnamento nella nostra vita e nella storia dell’umanità.
Il Vangelo di questa domenica (Matteo 22, 1-14) ci invita a riflettere sul Regno di Dio paragonandolo ad un grande banchetto che un re ha preparato per le nozze di suo figlio. Possiamo percepire il regno di Dio come il mondo, l’umanità che lui vuole: di giustizia, di accoglienza, di pace, di fraternità. Il re ha inviato alcuni suoi servitori a chiamare gli invitati, ma , quelli, per motivi diversi, non hanno voluto venire. Ad un successivo invito manifestano ancora il loro rifiuto e addirittura maltrattano e uccidono quegli ambasciatori. Allora quel re agisce in modo duro nei loro confronti e affida ad altri suoi servitori un nuovo messaggio. “Andate per le strade e invitate al banchetto tutti quelli che trovate”. I servitori così agiscono e dalle strade radunano tutti quelli che trovano, buoni e cattivi, tanti da riempire la sala del grande banchetto. Il re entra a salutare e scorge una persona ”non vestita con l’abito di nozze”, cioè non disponibile all’incontro con gli altri, alla convivialità fraterna; e allora fa in modo che venga portato fuori. E Gesù dice: “Molti sono chiamati al Regno di Dio, ma pochi vi sono ammessi.” Quindi il regno di Dio è come una grande mensa a cui tutti sono invitati senza pregiudizi, differenze, discriminazioni ed esclusioni. A tutti per parteciparvi, è richiesto di liberarsi dall’indifferenza, dal rifiuto, dall’avversione, dall’inimicizia, della violenza e dal razzismo per vivere relazioni positive. Persone diverse per provenienza, cultura, religione, condizioni di vita, di sessualità, di salute e per altre ancora. Tutte a tavola insieme. Questo è il segno eloquente del Regno di Dio.