DOMENICA 29 MARZO 2015 Vangelo Marco 11,1-11 e 15,33-41
29/03/2015
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DOMENICA 29 MARZO 2015
Passione di Gesù Passione dell’uomo
Vangelo Marco 11,1-11 e 15,33-41

Gesù e i suoi discepoli stavano avvicinandosi a Gerusalemme. Arrivati al Monte degli Ulivi, nei pressi dei villaggi di Betfage e Betani, Gesù mandò avanti due discepoli con queste istruzioni: “Andate nel villaggio che è qui di fronte a voi. Appena entrati, troverete legato un piccolo asino che non è mai stato cavalcato da nessuno; slegatelo e portatelo qua. E se qualcuno vi domanda che cosa state facendo, voi risponderete così: E’ il Signore che ne ha bisogno ma ve lo rimanderà subito”. I due discepoli andarono e trovarono un asinello legato vicino a una porta, fuori, sulla strada, e lo slegarono. Alcune persone che si trovavano lì vicino domandarono: “Che fate? Perché slegate quell’asino?” Essi risposero come aveva detto Gesù, e quelli li lasciarono andare. Portarono dunque l’asinello a Gesù, gli posero addosso i loro mantelli, e Gesù vi montò sopra. Mentre camminavano, molta gente stendeva i mantelli sulla strada, e altri vi gettavano dei rami verdi che avevano tagliato nei campi. Quelli poi che camminavano davanti a Gesù e quelli che venivano dietro, gridavano tutti assieme: Osanna! Gloria a Dio! Benedetto colui che viene in nome del Signore! Benedetto il regno che viene, il regno di Davide, nostro padre! Gloria a Dio nell’alto dei cieli! Gesù entrò in Gerusalemme e andò nel tempio. Si guardò attorno osservando ogni cosa e poi, siccome ormai era sera, tornò a Betània insieme coi i dodici discepoli.
Quando fu mezzogiorno, si fece buoi su tutta la regione, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò molto forte: Eloì, Eloì, lema sabatàni? che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Alcuni dei presenti udirono e dissero: ”Sentite, chiama il profeta Elia”. Un tale corse a prendere una spugna, la bagnò nell’aceto , la fissò in cima a una canna e cercava di far bere Gesù. Diceva: “Aspettate. Vediamo se viene il profeta elia a toglierlo dalla croce!” Ma Gesù diede un forte grido e morì. Allora il grande velo appeso nel tempio si squarciò in due, da cima a fondo. L’ufficiale romano che stava di fronte alla croce, vedendo come Gesù era morto, disse: “Quest’uomo era davvero figlio di Dio” Alcune donne erano là e guardavano da lontano: c’erano Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo (il più giovane) e di Jones, e anche Salome. Esser avevano seguito e aiutato Gesù fin da quando era in Galilea. E c’erano anche molte altre donne che erano venute con lui a Gerusalemme.

Le violenze sono diffuse e terribili su tutto il Pianeta: spesso sottili, invisibili, presenti nelle relazioni fra le persone, fra cui i bambini, le donne, gli anziani, i deboli subiscono maggiormente; evidenti, con brutalità che sgomentano: causate da povertà, fame e sete; da guerre e da diverse forme di terrorismo. Si constata ancora la presenza diffusa della violenza delle parole e degli atteggiamenti che esprimono pregiudizi, avversione, inimicizia. In una concezione globale della vita è fondamentale tenere sempre presente la violenza dell’uomo nei confronti della Madre Terra e di tutti gli esseri viventi.
Sono doverose tutte le analisi sulle diverse cause culturali, sociali, economiche , politiche, religiose delle violenze e le decisioni e gli impegni su come prevenirle, cercando nello stesso tempo di non sottrarsi mai alla domanda fondamentale del perché l’essere umano così facilmente oltrepassi la fragile soglia fra non violenza e violenza e si renda protagonista di azioni, fino all'uccisione dell’altro, che poco prima condannava come disumane. La risposta non facile è contenuta nella doverosa e costante educazione alla cultura e alla pratica della nonviolenza attiva e della costruzione della pace.
Il Vangelo di oggi (Marco 11,1-11) ci racconta dell’entrata festosa di Gesù di Nazaret a Gerusalemme sul dorso di un puledro d’asina. Non si tratta di una annotazione di colore; chi entrava nella città sui cavalli, con le spade, le lance e gli scudi, esprimeva un progetto di conquista e di dominio. Gesù invece, attuando la prospettiva dei profeti entra nella città per confermare la sua disponibilità a porsi al servizio degli abitanti della città, ad insegnare con le sue parole e i suoi gesti giustizia, accoglienza, perdono, fratellanza, nonviolenza e pace. Il simbolo dell’ulivo che teniamo in mano durante la celebrazione dell’Eucarestia e poi portiamo nelle nostre case è un richiamo alla responsabilità personale e comunitaria.
L’altro brano del Vangelo (Marco 15,33-41) che oggi si legge e si medita è il racconto della passione e uccisione di Gesù di Nazaret. E’ importante sempre ricordare le responsabilità storiche e le motivazioni della condanna. La meditazione profonda riguarda la passione di Dio e la passione dell’uomo; il mistero del male e le sue concretizzazioni; il mistero del bene e dell’amore e le sue attuazioni nella storia fino a donare la propria vita. 
La morte in croce di Gesù non è per placare Dio per un’offesa arrecatagli, in una logica di espiazione sacrificale, ma è invece la manifestazione libera e cosciente, non senza timore e tremore, dell’amore incondizionato al Padre e ai fratelli, della fedeltà e coerenza nel testimoniarlo.
Il martirio di Gesù e di coloro: donne, uomini, comunità intere che lo hanno seguito costituisce sempre una provocazione e un paradosso: rivela insieme la malvagità del potere che uccide il giusto e l’innocente e l’amore di chi si dedica e si dona completamente, fino a donare la propria vita perché ci sia più vita, ampliamento della giustizia, dell’accoglienza, della fraternità, della pace.


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