DOMENICA 17 MAGGIO 2015 Vangelo Marco 16, 14-20
17/05/2015
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DOMENICA 17 MAGGIO 2015
Con pazienza attiva
Vangelo di Marco 16, 14-20

Alla fine, Gesù apparve agli undici discepoli mentre erano a tavola. Li rimproverò perché avevano avuto poca fede e si ostinavano a non credere a quello che lo avevano visto risuscitato. Poi disse: “Andate in tutto il mondo e portate il messaggio del vangelo a tutti gli uomini. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvato; ma chi non crederà sarà condannato. E quelli che avranno fede, faranno segni miracolosi: cacceranno i demoni invocando il mio nome; parleranno lingue nuove; prenderanno in mano serpenti e berranno veleni senza avere nessun male; poseranno le mani sui malati e guariranno” dopo quelle parole, il Signore Gesù fu innalzato fino al cielo e Dio gli diede potere accanto a sé. Allora i discepoli partirono per andare a portare dappertutto il messaggio del vangelo. E il Signore agiva insieme a loro, e confermava le loro parole con segni miracolosi.

Non è facile riflettere sul rapporto fra materialità e spiritualità, fra fede e trascendenza, fra le dimensioni profonde e permanenti e quelle temporanee, contingenti; fra la vita biologica che termina con la morte e la vita dopo la morte; fra memoria, presente e futuro; fra il già e il non ancora; fra gli orizzonti ampi e i grandi ideali e la permanente parzialità delle loro attuazioni storiche; fra speranze e delusioni, dedizione e arrendevolezza.
Queste riflessioni e questi interrogativi possono far parte della meditazione a cui siamo chiamati in questa domenica nelle comunità cristiane per la celebrazione della memoria dell’ascensione di Gesù di Nazaret: Vangelo di Marco 16,15-20 e racconto degli Atti degli apostoli 1,1-11. In sintesi si potrebbe riassumere in questo modo: Gesù è entrato nella storia, è nato da Maria, ha vissuto con lei e con il padre Giuseppe per circa trenta anni a Nazaret; è uscito nella vita pubblica del suo popolo, ha annunciato in parole e segni il Regno di Dio, cioè l’umanità che Dio vuole, coinvolgendoci nella sua attuazione, chiedendoci per questo la conversione, il cambiamento del cuore, della mente, della coscienza e dell’agire; per il suo amore incondizionato e sovversivo è stato ucciso dalle classi dirigenti, prima quella sacerdotale della religione del tempio; ha rivelato il Dio umanissimo che condivide la nostra storia, che si coinvolge con noi e ci accompagna, fino ad essere anche lui vittima fra le vittime, crocifisso con le persone e i popoli crocifissi; per la sua fedeltà, la sua vita è stata accolta; è resuscitato, vivente oltre la morte. Si è incontrato con le donne e gli uomini suoi discepoli per comunicare loro forza interiore, fiducia, coraggio e speranza, perché il coinvolgimento con la sua persona e il suo messaggio potessero diventare motivo e missione della loro vita, annuncio e testimonianza nella storia. Poi, per così dire, rientra nel Mistero di Dio da cui è venuto.
Per descrivere questa situazione il testo degli Atti degli Apostoli si esprime con il linguaggio e la simbologia propri del tempo: il moto ascensionale verso il cielo luogo della “abitazione” di Dio; la nube che lo avvolge e lo sottrae allo sguardo è segno della presenza di Dio, come gli angeli che sollecitano i discepoli che fissano il cielo a uscire da quell’atteggiamento, come a dire che d’ora in poi lo sguardo al cielo così necessario si deve continuamente alternare con lo sguardo alla storia, alle persone e alle loro necessità. Infatti Gesù li invia a portare a tutto il modo il messaggio del Vangelo, non certo nella logica della conquista e del proselitismo, peggio ancora del dominio, ma unicamente nel modo libero e aperto dell’annuncio e della testimonianza, valorizzano il bene già presente nelle persone, nelle comunità e nei popoli.
Come procedere nella storia personale, relazionale, comunitaria, inseriti nella più ampia storia dell’umanità e del cosmo?
Pare di percepire che l’atteggiamento più idoneo sia quello di procedere con la pazienza attiva propria di chi vive con profondità un grande ideale, di chi si riferisce alla fede e non si arresta di fronte alla mancanza di risultati immediati ed evidenti, di fronte ad ostacoli, avversità e tribolazioni, ma continua a seminare il bene nella storia. Questo atteggiamento e questa pratica di vita favoriscono la liberazione dall’entusiasmo momentaneo e periodico che facilmente svanisce; dal ripiegamento e dalla resa che richiudono in se stessi come se nessuna disponibilità e nessun segno di bene possano contribuire a rendere più giusta e umana la storia.


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