La situazione del Pianeta non è più sostenibile; questo sistema finanziario che domina l’economia e la politica e le determina con le multinazionali, le oligarchie, i potentati delle banche e della concentrazione delle ricchezze è strutturalmente ingiusto e iniquo perché ha prodotto e produce continuamente povertà, fame, esclusione, distruzione dell’ambiente vitale, scarti umani e scarti di altri esseri viventi: il grido dei poveri e il grido della Madre Terra, come afferma papa Francesco nell’Enciclica “Laudato sii” si uniscono in un unico grido che chiede urgentemente un cambiamento culturale, etico, politico, economico, che porti insieme alla condivisione di beni e alla custodia della Terra e di tutti i viventi.
Il 20% della popolazione mondiale consuma da sola il 90% dei beni prodotti: “Un venti per cento della popolazione mondiale consuma risorse in misura tale da rubare alle nazioni povere e alle future generazioni ciò di cui hanno bisogno per sopravvivere (n. 95 della Laudato sii). Questo sistema permette che i 92 uomini più ricchi al mondo possiedono più dei tre miliardi di esseri umani più poveri. Questo è disprezzo per quel miliardo di persone che fanno la fame e per i tanti milioni che muoiono ogni anno di fame. Tanti di questi impoveriti si trovano nel Sud est asiatico e soprattutto in Africa, luoghi in cui si sentono e si sentiranno di più le conseguenze dei cambiamenti climatici.
Con il Vangelo di questa domenica (Giovanni 6, 1-15) inizia una lunga e profonda riflessione di Gesù sul pane, partendo proprio dal segno della condivisione dei pani e dei pesci che Lui fa vivere a una moltitudine di persone.
Gesù chiede a Filippo, uno dei suoi discepoli, dove si può comprare il pane necessario per tante gente; ugualmente chiede a noi quali possono essere gli atteggiamenti e le decisioni per avviare una risposta adeguata alla situazione drammatica dell’umanità di oggi.
Il discepolo interpellato esprime, come facciamo noi oggi, un senso di impotenza, anche di scoramento di fronte alla vastità del problema: “con il poco che abbiamo e possiamo”, si pensa e si dice, la situazione non cambierà. Andrea, un altro dei discepoli, informa che fra i presenti “c’è un ragazzo che ha cinque pagnotte d’orzo e due pesci arrostiti. Ma non è nulla per tanta gente!” Gesù invita a fare sedere sul terreno erboso: sono davvero tanti, addirittura cinquemila, una folla enorme. Lui esprime una preghiera di ringraziamento, poi comincia a distribuire e a condividere i pani e i pesci. Tutti mangiano a sufficienza e su invito di Gesù “si raccolgono i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”; nessuno spreco, a confronto dell’enorme quantità di cibo oggi buttata come scarto. Il Vangelo risuona come una forte provocazione: chiede di conoscere e denunciare la situazione drammatica del Pianeta; di non rassegnarsi, di progettare e di attuare con le possibilità nostre e con quelle di persone, gruppi, comunità che possono unirsi, esperienze di condivisione di beni, di autentica solidarietà e fraternità, si intrecciano le dimensioni personali e quelle comunitarie, quelle delle organizzazioni di volontariato e quelle istituzionali e politiche, la scelta di uno stile di vita sobrio.
Fondamentale, come anche l’enciclica di papa Francesco propone, è l’educazione e la formazione, sono gli stili di vita.