Il Vangelo di questa domenica: Giovanni 6,41-51 riporta una parte della continuazione della lunga riflessione di Gesù con le persone accorse dopo l’evento clamoroso della condivisione dei pani e dei pesci.
La gente è contenta, ne ha goduto, ma senza riflettere, senza cogliere il significato profondo; per questo ora è ritornata da Gesù per ricevere da lui ancora pani e pesci in abbondanza, gratuitamente.
Ma lui non vuole seguire la via miracolistica , né creare dipendenza; ha fatto sperimentare la condivisione perché possa essere da loro riproposta nelle case, nei villaggi, perché i cuori si aprano e la condivisione possa diventare esperienza diffusa.
La sua riflessione mette insieme materialità e spiritualità, situazioni concrete e dimensioni di fondo; progetti umani e ispirazioni dall’alto, terra e cielo, umanità e divinità. La gente lo ascolta e poi protesta “perché dice di essere venuto dal cielo”, di essere “lui il pane che da la vita” e ancora che “se uno mangia di questo pane vivrà per sempre; il pane è il suo corpo dato perché il mondo abbia la vita”.
Un progetto di umanità umana, gli ideali chiedono di essere nutriti, altrimenti rischiano di affievolirsi, di attenuarsi, di essere soffocati dalle pretese materiali immediate, senza prospettiva, senza attenzione agli altri, né ai modi per ottenerle e alle conseguenze negative che producono, ad esempio nell’ambiente.
La fede nel Dio di Gesù di Nazaret, con attenzione, dialogo, preghiera e collaborazione con tutte le altri fedi religiose può favorire sensibilità, attenzione, premura e cura per tutte le persone e per tutti gli esseri viventi. Così papa Francesco nell’Enciclica Laudato sii, citando il Patriarca Bartolomeo: “Allo stesso tempo Bartolomeo ha richiamato l’attenzione sulle radici etiche e spirituali dei problemi ambientali, che ci invitano a cercare soluzione non solo nella tecnica, ma anche in un cambiamento dell’essere umano, perché altrimenti affronteremo soltanto i sintomi.
Ci ha proposto di passare dal consumo al sacrificio, dall’avidità alla generosità, dallo spreco alla capacità di condividere, in un’ascesi che - significa imparare a dare, e non semplicemente a rinunciare. E’ un modo di amare, di passare gradualmente da ciò che io voglio a ciò di cui ha bisogno il mondo di Dio. E’ la liberazione dalla paura, dall’avidità e dalla dipendenza. - Noi cristiani, inoltre, siamo chiamati - ad accettare il mondo come sacramento di comunione, come modo di condividere con Dio e con il prossimo in una scala globale. E’ nostra umile convinzione che il divino e l’umano si incontrino nel più piccolo dettaglio della veste senza cuciture della creazione di Dio, persino nell’ultimo granello di polvere del nostro Pianeta - (n.9).
Mangiare il pane disceso dal cielo, il corpo di Gesù significa essere coinvolti dalla sua persona e dal suo messaggio: cercare di seguirlo e vivere come lui ha vissuto, nella dedizione, nell’amore, nella donazione di presenza, energie, qualità esperienze che favoriscono la vita completa di tutte le persone, di tutte le specie viventi. E’ un cibo che ci da la vita perché possiamo contribuire alla vita.