Chi è Gesù di Nazaret per ciascuna e ciascuno di noi, per la Chiesa, per questa nostra società, per il mondo?
Questa domanda, riguardo a se stesso Gesù l’ha rivolta ai suoi discepoli: prima se potevano riferirgli le percezioni, i commenti della gente, poi cosa provavano loro per lui (Vangelo di Marco 8,27-35).
Gli riferiscono gli accostamenti che le persone fanno fra la sua persona e i profeti tornati in vita quali Giovanni il Battista, Elia ed altri ancora.
Alla domanda rivolta a loro risponde in modo diretto Simon Pietro: “Tu sei il Messia, il Cristo”.
Queste parole cosa possono significare per noi, per il mondo e la Chiesa attuali?
Che in Gesù di Nazaret si rivela la presenza di Dio nella storia. Ma può risultare ancora un riferimento vago, astratto, “giocabile” e strumentalizzabile, perché si tratta di riflettere di quale Dio si tratta, in presenza e in compagnia di quale Dio noi ci sentiamo o non ci sentiamo, proprio perché il Dio umanissimo di Gesù di Nazaret non può essere utilizzato; meglio purtroppo lo è, ma nello stesso momento questo risulta evidente, anche se non viene ammesso.
Si provi ad accostare la domanda: chi è Gesù di Nazaret per me, per noi, all'altra: chi sono i profughi per me, per noi? E questo non certo per un esercizio teorico, ma perché lui stesso ci ha detto: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato nella vostra casa; ero nudo e mi avete dato i vestiti; ero malato e siete venuti a curarmi; ero in prigione e siete venuti a trovarmi… .
Tutte le volte che avete fatto ciò a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, lo avete fatto a me e tutto quel che non avete fatto a uno di questi piccoli, non l’avete fatto a me…”.
Quindi. ero forestiero e mi avete o non mi avete accolto. Non si tratta dell’organizzazione di un programma, ma dell’indicazione di quella sensibilità interiore, di quell'atteggiamento profondo indispensabile per agire con umanità e programmare in modo rapido, serio, efficace a livello mondiale, europeo, nazionale, regionale e nelle nostre comunità locali. Sta avvenendo il contrario: atteggiamenti di chiusura, di rifiuto da parte di tante persone, ritardi dalla politica, divisioni e contrapposizioni mentre le persone muoiono nel mare e nei tir, lungo le ferrovie, tanti i bambini.
Ma tutti continuiamo a dirci cristiani anche quando gli atteggiamenti, le parole, le disattese alle esigenze sono contrari al messaggio del Vangelo, allontanano da Gesù stesso. La strada che Gesù indica a Pietro è quella della fedeltà e della coerenza che lo porteranno alla morte violenta sulla croce, alla donazione totale della vita, con fiducia e speranza: “Il Figlio dell’Uomo sarà ucciso, ma dopo tre giorni risorgerà”. Pietro non vorrebbe accettare questa prospettiva e manifesta a Gesù la sua contrarietà: bramerebbe successo, onore, gloria, espressioni della visione egocentrica della vita. Gesù lo rimprovera e lo invita a allontanarsi e lo chiama “satana” colui che divide, che intenderebbe distoglierlo dal percorso della fedeltà e della coerenza. Nessuno è veramente cristiano, possiamo diventare ed essere tali a seconda della nostra coerenza con il Vangelo di Gesù, del nostro riconoscerlo nei fratelli.