Le nostre storie personali e relazionali si svolgono giorno dopo giorno nell’ambiente in cui viviamo, nella professione e attività diverse in cui siamo impegnati; questo avviene dentro ad una storia che, a circoli concentrici che si allargano, riguarda tutta la famiglia umana, tutto il Pianeta, la terra e il grande ecosistema vitale di cui siamo parte.
Questo intreccio fra storie personali e globali incide sui nostri vissuti, sulle prospettive, sulle preoccupazioni, sulle speranze e ci chiama a riflessioni profonde.
Sul necessario atteggiamento di fondo nell’affrontare le varie situazioni ci sollecita a riflettere il Vangelo di questa domenica (Marco 13, 24-32). Il linguaggio utilizzato e le immagini evocate intendono indicare il groviglio e la gravità delle situazioni storiche e insieme proporre fiducia e speranza in un esito positivo, per raggiungere il quale si chiedono a ciascuna e ciascuno di noi attenzione, vigilanza, responsabilità.
Si parla appunto di tribolazioni, di segni nel cielo quali l’oscuramento del sole e della luna, la caduta delle stelle, un generale sconvolgimento; questo può descrivere situazioni storiche attuali come la povertà, le desertificazioni, le guerre, i disastri ambientali fra i primi l’innalzamento della temperatura.
In questa storia il riferimento può essere il “Figlio dell’uomo che viene sulle nubi, con grande potenza e splendore. Egli manderà i suoi angeli in ogni direzione. E da un confine all’altro del cielo e della terra egli radunerà tutti gli uomini che si è scelti”.
“Il Figlio dell’uomo” è Gesù di Nazaret che già è venuto nella storia a rendere presente il volto, la sensibilità, l’agire di un Dio umanissimo.
Lui ha insegnato con parole e segni la strada da seguire per cercare di rendere attuale il progetto di umanità nel quale tutte le persone del Pianeta, insieme alla Terra e a tutti i viventi, in una connessione inseparabile, possano vivere nella giustizia e nella pace, nell’accoglienza, nel perdono, nella condivisione, nella fraternità. Lui ritornerà: ora spetta a noi la responsabilità di contribuire ad una storia umana ed ora ci accompagna, ci illumina, ci sostiene.
Il Vangelo esorta a scrutare i segni dei tempi per comprendere il procedere e l’evolversi delle situazioni, così come si fa, ad esempio, per capire i mutamenti climatici, il succedersi delle stagioni, le modificazioni nella vegetazione e negli alberi da frutto, come il fico a cui si riferisce il Vangelo. Ad esempio per cercare di comprendere il fenomeno imponente dei profughi dalla povertà e dalle guerre è fondamentale riflettere sulle cause e sulle nostre responsabilità sulle stesse, prospettando e per questo impegnandosi da subito, a rimuoverle, a rompere le complicità, a cooperare con quei popoli in modo significativo e continuativo.
E nello stesso tempo è fondamentale un progetto serio sull’accoglienza deciso con responsabilità da tutta l’Europa, per quanto ci riguarda dall’Italia, dalla nostra Regione, dai nostri comuni, dalle nostre parrocchie.
Le nostre comunità non saranno come sono ora nei prossimi anni per la convivenza di tante differenze: questa consapevolezza chiede conversione, cambiamento di mentalità, di cultura, di politica. Il Figlio dell’Uomo continua a dirci: “Ero forestiero e mi avete o non mi avete accolto”. E continua a insegnarci giustizia, verità, compassione, cioè sensibilità e partecipazione del cuore per le vicende umane. “Il cielo e la terra passeranno, ma non le mie parole”. Si modificano le situazioni storiche, ma la sua Parola profetica continua ugualmente e incessantemente a provocarci e a sostenere la nostra speranza.