L'esperienza della vita ci ricorda le raccomandazioni e le esortazioni che abbiamo comunicato e ricevuto in momenti particolarmente significativi della vita: all'inizio di un progetto, di un'esperienza, al momento di una decisione importante, della partenza per un viaggio.
Il Vangelo di questa domenica (Giovanni 14,23-29) riporta alcune raccomandazioni e promesse che Gesù comunica ai suoi discepoli. Prima di tutto evidenzia loro come il riferimento a lui non possa restare nella genericità, nello spiritualismo astratto, ma debba invece diventare pratica della vita: "Se uno mi ama, metterà in pratica la mia parola e il Padre mio lo amerà. Chi non mi ama non mette in pratica quello che dico".
Le parole esprimono profondità e verità e diventano credibili quando sono confermate nelle decisioni e nello stile di vita. Nel caso contrario restano vuote, predicatorie soprattutto non credibili. Nella vita di Gesù di Nazareth parole e concretezza si sono confermati reciprocamente in continuità. Papa Francesco è credibile perché le sue parole trovano corrispondenza e attuazione nel suo stile di vita.
Un'altra esperienza esistenziale, da noi subito riconoscibile, è l'esigenza che qualcuno attivi in noi la memoria delle dimensioni fondamentali della vita perché non prevalgano sufficienza, conformismo, superficialità, assuefazione: "Vi ho detto queste cose mentre sono con voi. Ma il Padre vi manderà in mio nome un difensore: lo Spirito Santo. Egli insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che ho detto".
E’ la necessità di un risveglio continuo della sensibilità del cuore e dell'attenzione della coscienza riguardo la questione dirimente della pace: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. La pace che io vi do non è come quella del mondo".
La pace è dono di Dio e comporta l'immediata assunzione di responsabilità ed impegno. Coinvolge la dimensione spirituale più profonda nella liberazione continua da aggressività e inimicizie, esige la diffusione della cultura della pace con l'accoglienza e la convivenza delle differenze, provoca la politica e le istituzioni a liberarsi dalla convinzione che siano le armi e le guerre gli strumenti necessari per la risoluzione dei conflitti tra comunità e popoli e non invece la diplomazia intelligente, la cooperazione degna di questo nome, senza ambiguità e ricerca di vantaggi. E Gesù ancora esorta e incoraggia : "Non vi preoccupate, non abbiate paura".
Le preoccupazioni e le paure sono diverse e diffuse in questo momento così complesso e problematico.
La fede dell'affidamento al Signore non le cancella in modo magico ma può favorire in modo significativo la convivenza con esse e anche il loro superamento, e questo nel nostro percorso personale e nell’incontro significativo con persone ed esperienze da cui ci provengono attenzione, considerazione, fiducia, speranza.
Il modo migliore per convivere con preoccupazioni e paure è la rimozione delle cause da cui sono generate, con risposte iniziali e progressive, concrete ed efficaci.
Il Vangelo, come sempre scopriamo, è intrecciato con le situazioni della nostra vita; passare dalla vita al Vangelo e dal Vangelo alla vita è fonte di luce, orientamento, verifica e conforto.