Le storie della vita, nostra e altrui, ci insegnano, se prestiamo attenzione, che i cambiamenti positivi avvengono a seguito di incontri significativi.
Possiamo riferirci all’evolversi positivo di situazioni tribolate nelle relazioni di amore e di amicizia; a difficoltà negli ambienti di lavoro, nelle esperienze di volontariato, in quelle della Chiesa.
Può esserci di aiuto la vicinanza discreta e disinteressata di qualcuno che ci accosta con disponibilità e saggezza, guidato dal desiderio di contribuire al nostro bene.
Alle volte si tratta di situazioni particolarmente gravi e dolorose. Per riferire un esempio illuminante quello dell’incontro, del percorso, della collaborazione per contribuire al bene tramite l’Associazione Caino Abele di Claudia, moglie dell’ufficiale dei carabinieri che Matteo, figlio di Irene ha colpito provocandogli uno stato vegetativo e dopo mesi al morte.
Irene chiede aiuto e Claudia la accoglie: dolori, diversi a formare un unico immenso dolore rendono possibile, con fatica e progressiva acquisizione, un percorso di umanità per loro stesse, per Matteo, per gli altri due figli e per tante persone vittime e per quelle che le rendono tali.
Ci sono situazioni altre diverse di “salvezza” nel senso più profondo e ampio di ripresa, di orientamento, di senso, di dinamica positiva.
Il Vangelo di questa domenica (Luca 19,1-10) ci racconta dell’incontro fra Gesù e Zaccheo e del cambiamento interiore e sociale di quest’uomo.
Vive a Gerico, luogo di confine dove prosperano i funzionari della dogana e del dazio. Lui è esattore capo delle tasse; la riscossione viene appaltata ad alcuni gruppi che con questa attività si arricchiscono in modo ingiusto perché traggono profitti personali.
Appartiene in quanto “pubblicano” cioè agente delle tasse, alla categoria dei peccatori: le persone come lui sono giudicate senza appello, per sempre perdute dalla religione e del tempio e della sinagoga.
Probabilmente ha sentito parlare di Gesù di Nazaret, delle sue parole e dei suoi gesti, delle folle che lo seguono.
Sente nei confronti di quell’uomo un interesse, anche se non bene definito; la curiosità di vederlo e di ascoltarlo lo spingono ad un comportamento insolito per lui uomo pubblico, conosciuto, temuto anche criticato più che amato e stimato. Si mette a correre superando il freno del prestigio da mantenere e, dato che è piccolo di statura, sale su un albero, da dove spera di poter vedere Gesù.
I suoi movimenti così concreti assurgono anche a dimensione simbolica: Zaccheo si muove, cerca “qualcosa” non ben configurato.
Gesù guarda in alto e gli dice: “Scendi in fretta, perché oggi devo fermarmi a casa tua!”.
L’incontro si realizza perché ambedue escono dagli schemi previsti dalla religione del tempio: Zaccheo va ben oltre il suo ruolo e l’immagine che la gente ha di lui; Gesù rompe la barriera dell’esclusione eretta in nome di Dio nei confronti di uomini come Zaccheo.
Dall’incontro avviene un cambiamento radicale e una decisione chiara nella sua concretezza: “Signore, la metà dei miei beni li do ai poveri e se ho rubato a qualcuno gli rendo quel che ho preso quattro volte tanto.” E Gesù a lui: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa…il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare quelli che erano perduti”.
Un cambiamento interiore, personale, diventa sociale, coinvolge le relazioni: prima di sfruttamento, ora di giustizia e solidarietà.
Perché Gesù cerca Zaccheo? E’ forse equidistante, interclassista? Il suo giudizio sulla ricchezza è inequivocabile e anche il suo schieramento: nello stesso tempo cerca l’incontro con le persone e fa loro percepire la possibilità di una nuova strada: di giustizia, di solidarietà, di autentica umanità.