Spesso condividiamo tra noi le incertezze, le insicurezze, le paure che viviamo in questo momento storico, la ricerca di riferimenti e di rassicurazioni, la volontà di respingere la tentazione di isolarsi, chiudersi, lasciarsi prendere dal senso di sfiducia e di impotenza. La sorpresa di alcune situazioni come l'elezione del presidente degli USA con l'eco di alcune dichiarazioni riguardanti gli immigrati e l'ambiente possono favorire ulteriormente disorientamento e perplessità. E cosa dire riguardo alla fame, alla sete, alle guerre, allo sfruttamento e alla distruzione dell'ambiente, che cosa ancora di tanta violenza e dell'esteso degrado di umanità espresso nell'indifferenza, nel rifiuto dell'altro diverso, dell'immigrato?
E della crisi economica, della mancanza del lavoro?
A quale futuro pensare? E a chi è affidata la responsabilità della sua costruzione?
Il Vangelo di questa domenica (Matteo 24,37-44), prima di Avvento ci sollecita ad essere svegli, ad essere pronti.
Quindi è prima e soprattutto importante vivere con la coscienza attenta, informata e formata, con il cuore sensibile, con la mente aperta e disponibile ad analizzare, cercare di capire, sollecitare a comportamenti e azioni significativi, alla pratica del bene per tutti.
Può accadere al contrario che pure in mezzo a queste situazioni, alle volte anche per difendersi, per cercare una protezione nella complessità e nella tribolazione si agisca come riferisce il Vangelo dei tempi di Noè: "Prima del diluvio, la gente continua a mangiare, a bere, a sposarsi fino al giorno nel quale Noè entrò nell'arca. Nessuno si rese conto di nulla, fino al momento in cui venne il diluvio e portò via tutti."
È vero anche per l’oggi. Si vive come se milioni di persone non morissero di fame, di sete, di malattie curabili, 800 bambini ogni ora.
Si vive come se le guerre fossero normali, inevitabili, strumento ricorrente nel rapporto fra i popoli. Si inorridisce di tanta violenza, di tanti morti e poi si alimentano pregiudizi, giudizi, aggressività che allontanano ed escludono. Si continua a vivere come se la questione dell'ambiente Vitale non fosse così drammatica, non pensandoci, non assumendo il comune impegno di custodia e di cura.
Anche in parte della Chiesa si continua come se papa Francesco non ci fosse, rinchiusi in tradizioni fine a se stesse, in conservatorismi privi di vita e di speranza. Il Vangelo esorta ad essere svegli, ad essere pronti nell'attesa di un futuro umano che Gesù di Nazareth è venuto ad annunciare e iniziare. Ci insegna a verificare le nostre attese, a liberarci da ogni forma di individualismo e di chiusura. La verifica più veritiera ed eloquente è la sintonia con le attese di tutta l'umanità.
Siamo chiamati a contribuire a risposte positive con la pazienza attiva propria di chi vive grandi ideali, profonde convinzioni e continua ad agire non in base ai risultati, bensì con la profonda sapienza di vivere in questo modo il senso stesso del proprio passare in questo mondo.