DOMENICA 9 Aprile 2017 Vangelo Matteo 21,1-11; 27,41-50
09/04/2017

DOMENICA 9 APRILE 2017
DEGLI ULIVI E DELLA PASSIONE
Vangelo di Matteo 21,1-11

Gesù e i discepoli stavano avvicinandosi a Gerusalemme. Quando arrivarono al villaggio di Bètfage, vicino al monte degli Ulivi, Gesù mandò avanti due discepoli. Disse loro: 'Andate nel villaggio che è qui di fronte a voi, e subito troverete un'asina e il suo puledro, legati. Slegateli e portateli a me. 3E se qualcuno vi domanda qualcosa, dite così: È il Signore che ne ha bisogno, ma poi li rimanda indietro subito'. E così si realizzò quel che Dio aveva detto per mezzo del profeta: Dite a Gerusalemme: guarda, il tuo re viene a te. Egli è umile, e viene seduto su un asino un asinello, puledro d'asina. I due discepoli partirono e fecero come Gesù aveva comandato. Portarono l'asina e il puledro, gli misero addosso i mantelli e Gesù vi montò sopra. La folla era numerosissima. Alcuni stendevano sulla strada i loro mantelli, altri invece stendevano ramoscelli tagliati dagli alberi e facevano come un tappeto. La gente che camminava davanti a Gesù e quella che veniva dietro gridava: 'Osanna! Gloria al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Gloria a Dio nell'alto dei cieli!'. Quando Gesù entrò in Gerusalemme, tutta la città fu in agitazione. Dicevano: 'Ma chi è costui?'. La folla rispondeva: 'È il profeta! È Gesù, quello che viene da Nàzaret di Galilea'.

Vangelo di Matteo 27,41-50

Allo stesso modo, anche i capi dei sacerdoti insieme con i maestri della Legge e le altre autorità ridevano e dicevano: 'Lui che ha salvato tanti altri, adesso non è capace di salvare se stesso! Lui che diceva di essere il re d'Israele, scenda ora dalla croce e noi gli crederemo! Ha sempre avuto fiducia in Dio e diceva: 'Io sono il Figlio di Dio'. Lo liberi Dio, adesso, se gli vuol bene!'. Anche i due briganti crocifissi accanto a lui lo insultavano. Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la regione, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre Gesù gridò molto forte: 'Elì, Elì, lemà sabactàni', che significa 'Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?'. Alcuni presenti udirono e dissero: 'Chiama Elia, il profeta!'. Subito, uno di loro corse a prendere una spugna, la bagnò nell'aceto, la fissò in cima a una canna e la diede a Gesù per farlo bere. Ma gli altri dissero: 'Aspetta! Vediamo se viene Elia a salvarlo!'. Ma Gesù di nuovo gridò forte, e poi morì.

Una riflessione importante, coinvolgente, commovente: Gesù, l'uomo di Nazaret accolto e acclamato con festoso entusiasmo e poi arrestato, processato e ucciso dalle classi dirigenti, prima quella sacerdotale, con il consenso e l'incitamento di una parte consistente della folla. 
Perché il giusto, il portatore della giustizia, della pace, della fratellanza, colui che è passato facendo solo del bene è stato ucciso? Perché questo è avvenuto e continua nella storia?
Perché Gesù ha portato il messaggio rivoluzionario dell'amore incondizionato che può cambiare le persone, le relazioni, il rapporto con il denaro, il potere, la violenza, le istituzioni, la religione; perché rivela un Dio umanissimo, non utilizzabile nella logica di dominio e di violenza di questo mondo. 
Ed egualmente coloro che sono stati uccisi dal potere come Gesù seguendo in modo esplicito o implicito la sua esemplarità: per il loro impegno convinto e fedele per la giustizia, la verità, la pace. 
Nelle comunità cristiane in questa domenica si riflette e si prega sulla pace per trovare forza e sostegno a continuare a promuoverla nella cultura e nelle buone pratiche. Si tengono in mano i ramoscelli di ulivo rendendo presente in modo vivo l'ingresso di Gesù a Gerusalemme sul dorso di un puledro d'asina, acclamato da una folla festosa. Non si tratta di una curiosa nota di cronaca, bensì di un messaggio profondo. Gesù entra nella città in modo umile e mite, ponendosi a servizio dei suoi abitanti, pone l'alternativa a chi entrava nella città con i cavalli, i carri, le lance, gli scudi per conquistare e assoggettare, dominare, utilizzare, imporre e rubare.
I ramoscelli di ulivo si tengono in mano durante la celebrazione e poi si portano lungo le strade, nelle piazze, nelle case, in altri luoghi per esprimere il rinnovato impegno ad essere operatori, artigiani della pace sul piano spirituale e culturale, etico, politico e istituzionale. Noi speravamo che in questi anni la pace si diffondesse si confermasse con consistenza ben maggiore, invece viviamo lo sconcerto di conflitti sul pianeta, della terza guerra mondiale in atto, a pezzi, con innumerevoli morti e feriti, con distruzioni e devastazioni, con la crescita, non la diminuzione della fabbricazione e del commercio delle armi, che arricchiscono alcuni e distruggono la vita di moltitudini. Cosa dire, che cosa e come operare?
Continuare a crederci, a nutrire il progetto della pace, a seminare con parole, gesti, esperienze, ad attingere allo straordinario patrimonio di donne, uomini, comunità, profeti e martiri di giustizia e di pace, ponendo particolare attenzione alla condivisione di progetti, sensibilità, esperienza con i bambini, i ragazzi, i giovani. Giustizia, pace, custodia della madre terra e di tutti i viventi restano le questioni fondamentali per tutti. 
Gesù ha avuto coscienza progressivamente di andare incontro ad una morte violenta data l'opposizione crescente nei suoi confronti delle classi dirigenti, in particolare dei sacerdoti della religione del tempio, fino alle loro massime autorità. Le domande dolorose da sempre salgono dalla storia riguardo il male, alle sofferenze, alla morte, specie quando assumono drammaticità inspiegabile ed esprimono una dolorosa interpellanza su Dio: se esista o meno o a Dio stesso per chiedergli dove sia, come mai si possono realizzare tante malvagità e dolore. 
Il riferimento a Gesù di Nazareth umiliato, calunniato, torturato e ucciso può esserci di conforto e sostegno nel dolore per la percezione del Dio umanissimo che non può mandare il male e che invece ci sta accanto nell’ attraversarlo; Gesù vive nell'orto del Getsemani la paura e la tristezza fino all'angoscia; si interroga se quella strada di violenza da subire sia proprio necessaria e con questi vissuti si affida al Padre. 
Subisce le falsità di un processo in cui viene umiliato; la tortura insistita della flagellazione lo ferisce e lo prostra in modo devastante, diventa vittima di oltraggi e derisioni, porta lo strumento di supplizio della croce fino al luogo della crocifissione, solo, abbandonato quasi da tutti, ad eccezione della madre con un gruppetto di donne e di un unico discepolo, Giovanni, vive pienamente il senso del fallimento, lo sconforto desolante e interroga il Padre se ci sia o se l'abbia abbandonato. È una espressione che proviene dall' abisso e accoglie ed esprime insieme l'affidamento più radicale al Padre. Così Gesù ci è vicino e ci conforta.


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