Se ci si chiede quale sia la dimensione fondamentale della vita, la risposta che emerge indica l'amore, nella sua forza e nelle sue esperienze positive, nelle ferite e difficoltà che ne fanno riemergere l'esigenza intrinseca, costitutiva per la vita, per rianimare la speranza delusa, per sollecitare la fede alla concreta prossimità, all' incarnazione nella storia. Per questo San Paolo, conclude l'inno all'amore con questa affermazione: "Ora solo tre cose contano: fede, speranza e amore. La più grande di tutte è l'amore".
L'attenuazione, l'affievolirsi, fino alla perdita della speranza può essere causata da diverse situazioni: la morte delle persone care; sconferme nell'amore, nell'amicizia, nella dedizione a progetti e iniziative, il venir meno delle forze fisiche per l'insorgere di malattie, stanchezza psicofisica, percezione accentuata degli aspetti negativi della società e del mondo: ingiustizie, violenze, guerre, discriminazioni, indifferenza, disumanità.
Il Vangelo di questa domenica (Giovanni 20, 19-31) ci racconta come i discepoli siano riusciti a riprendere speranza, fiducia, prospettiva dell'incontro con Gesù Risorto, Vivente oltre la morte tragica che aveva subito.
Le parole dette da lui risuonano in profondità dentro di loro: ricevete la pace, state in pace, testimoniate la pace. La pace: aspirazione, dono, responsabilità, impegno, è possibile dunque nonostante il potere del male: dell'ingiustizia, della menzogna, della violenza.
La prospettiva di giustizia, pace, verità, perdono, fraternità non è distrutta; importante ora riprendere fiducia, coraggio e prospettiva; animarsi, coinvolgersi, dedicarsi.
Per questo è necessaria la forza interiore dello Spirito: “Ricevete lo Spirito Santo” e come conseguenza il perdono, la riconciliazione e la fratellanza.
La vicenda di Tommaso, uno dei discepoli, diventa per noi esemplare.
Non si trova con il gruppo quando Gesù viene ad incontrarli ed esprime scetticismo sul loro racconto: dice di aver bisogno di toccare il suo corpo, le sue ferite, per poter credere.
Tommaso rappresenta anche le nostre perplessità, la difficoltà ad andare oltre alla dura realtà e dolorosa delle situazioni.
Otto giorni dopo Gesù si fa di nuovo presente con il medesimo saluto: “La pace sia con voi”. Invita poi Tommaso a toccare le cicatrici delle ferite. La ripresa della vita non cancella le esperienze dolorose di morte, le assume, le trasforma… .
Restano i segni della sofferenza trasfigurati. Tommaso esprime a Gesù la sua confidenza e fiducia. Il Maestro gli dice: “Tu hai creduto perché hai visto, beati quelli che hanno creduto senza aver visto”. La fede è insieme apertura, dono, grazia, intuizione, dubbio, ricerca, fiducia, affidamento.
È arduo dire compiutamente che cosa sia la fede liberandosi da ogni dogmatismo, fideismo, fondamentalismo e anche da ogni preventivo scetticismo e da una supponente, scontata distanza.
Una fede autentica riguarda la profondità dell'essere, orienta la vita, sollecita le decisioni. Per credere sono importanti la ragione e la riflessione e come ultima dimensione la fiducia e l'affidamento della nostra vita alla presenza amorevole e accogliente del Dio di Gesù di Nazaret.