Tutti noi cerchiamo la strada per una vita dignitosa, equilibrata, per quanto è possibile serena; non solo come persone singole, ma come comunità, come umanità cerchiamo le vie della Giustizia, della pace, dell’uguaglianza, della libertà, della fraternità; si tratta di itinerari difficili, ardui a motivo di chi invece intende seguire le via dell'ingiustizia, della corruzione, delle armi, delle guerre, del disprezzo verso gli altri.
Tutti noi cerchiamo la verità: su noi stessi, sulle relazioni con gli altri, sulla società, sul mondo, sulla fede in Dio, nella consapevolezza che nessuno ne è depositario, né possessore, ma che un “pezzetto” di verità da rapportare ai “pezzetti” degli altri per avvicinarsi insieme alla verità.
Siamo consapevoli di come sia importante non solo cercare la verità, ma prima e soprattutto “fare verità”, come pratica che porta verità sull'essere umano, sulla società e sul mondo.
Tutti noi cerchiamo la vita, che vorremmo si svolgesse nel modo più positivo, animata dalla fiducia, della speranza, nonostante durezze, tribolazioni, sofferenze da intrecciare comunque con i momenti, le situazioni e segni positivi.
Nel Vangelo di questa domenica (Giovanni 14,1-12) Gesù afferma: “Io sono la via, io sono la verità e la vita. Solo per mezzo di me si va al Padre”.
Il contesto di questa affermazione è la celebrazione della cena pasquale, è il dialogo tra Gesù e i suoi discepoli nel quale Lui esorta in modo profondo e partecipato a non essere tristi, “ad avere fede in Dio e anche in me. Nella casa del Padre mio c'è molto posto… . Io vado a prepararvi un posto…”.
Il discepolo Tommaso lo interroga su dove pensi di andare e quale sia la strada.
E’ allora che Gesù si propone come via, verità e vita. Un altro dei discepoli, Filippo gli chiede: “Signore, mostraci il Padre, questo ci basta”. E Gesù gli dice: “Chi ha visto me, ha visto il Padre”.
Quindi guardando con gli occhi della profondità, possiamo intuire, percepire, sperimentare che le parole i gesti di Gesù di Nazaret ci rivelano il Dio nascosto.
Sono parole e gesti, espressione dell'amore incondizionato che lo abita in profondità, con tutta la sua forza e la sua energia, sono parole forti ed esigenti per costruire un nuovo mondo; i suoi gesti sono straordinari sempre finalizzati all’attenzione, alla premura e alla cura nei confronti di ogni persona, specie se fragile, ammalata, sola, affaticata, discriminata, estromessa; esprimono compassione, coinvolgimento e tenerezza.
Gesù dice che queste sono le parole e le relazioni di Dio, del Dio umanissimo che la sua persona incarna e rivela, e Lui stesso ci indica ancora che l'incontro vero con lui, quindi con Dio, avviene nella condivisione della condizione esistenziale e sociale di chi è affamato, assetato, denudato di dignità e di vestiti, ammalato nel corpo, nella mente, nel cuore; carcerato, forestiero.
“Nella casa del Padre mio c'è molto posto” dice Gesù: c'è un posto per tutti, cominciare da coloro per cui non c'è posto in questo mondo.
Questa casa di Dio e l'umanità dalla quale nessuno dovrebbe mai essere escluso. È una casa in cantiere dove ciascuno di noi è chiamato a lavorare. Il posto per tutti va costruito in modo che tutti possano essere accolti. Questa casa poi continuerà nel mistero della vita di Dio, ma è fondamentale che sia abitata da tutti ora, su questa terra.