DOMENICA 4 Giugno 2017 Vangelo Giovanni 20,19-23
04/06/2017

DOMENICA 4 GIUGNO 2017
L’amore è la lingua della Pentecoste
Vangelo di Giovanni 20,19-23

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Prima di una trentina di anni fa non erano prevedibili gli arrivi così numerosi e significativi di donne, uomini, bambini e bambine, ragazze e ragazzi che provengono da altri luoghi del pianeta che nascono nelle nostre realtà. In qualche decennio 5 milioni di persone, 105.000 nella nostra regione.
Negli ultimi anni la profuganza attraverso il mare Mediterraneo e anche via terra ,attraverso la cosiddetta “rotta dei Balcani”, ha suscitato reazioni diverse, contrapposizioni e polemiche, anche perché l'Italia è stata lasciata sola dall'Europa come punto di approdo. 
Una situazione comunque governabile più volte non lo è stata e non lo è per la mancanza colpevole di un progetto dell'Europa e per quanto riguarda il nostro paese perché alla meritevole opera di salvataggio in mare di decine di migliaia di persone non corrisponde un progetto serio e adeguato di inserimento con passaggi e tappe significativi che mettono insieme umanità e legalità, accoglienza vera e organizzazione. Le ripetute e drammatiche morti in mare (5mila nel 2016, 1400 nel 2017 evidenziano responsabilità e gravi colpe di tanti.
I migranti costretti a partire dalle loro terre sono un segno, una rivelazione: ci rivelano la drammaticità dell'impoverimento, della violazione dei diritti umani e delle guerre; dei disastri ambientali; ci rivelano chi sono con le loro diversità; Chiedono a noi stessi chi siamo noi; quali sono la nostra sensibilità, cultura, etica, politica, legislazione; qual è la nostra fede. 
Celebriamo oggi nelle comunità cristiane la festa della Pentecoste come alternativa alle situazioni di rottura, di violenze, di incomunicabilità. L'equilibrio originario dell'Eden fra Adamo ed Eva, Dio e tutto il creato viene rotto dalla bramosia dell'onnipotenza e del dominio, così la tentazione risuona: “Se mangerete il frutto dell'albero, sarete come dei”. La competizione porta all'avversione all'inimicizia, fino all'uccisione di Abele da parte del fratello Caino: “Sono forse io il custode di mio fratello?”, risponde Caino a Dio. 
La volontà di potenza e di dominio su un popolo di una oligarchia nella pretesa di omologazione di fatto provoca divisione, frammentazione, incomunicabilità perché viene a mancare un progetto comune per la realizzazione del quale ciascuno porta la diversità e la ricchezza complementare del suo contributo. L'alternativa a questa situazione disumane è l'esperienza dello Spirito nel giorno di Pentecoste. L'azione dello Spirito sollecita la comunicazione della diversità che vengono recepite come possibilità di crescita comune quando la comunicazione verbale e gestuale è preceduta e sorretta da quella comunicazione da tutti comprensibile che è il linguaggio dell'amore.
Un gesto di amore, di accoglienza, di riconoscimento e considerazione è comprensibile in ogni luogo del pianeta qualsiasi siano la lingua, la cultura, la fede religiosa che sono orientate, verificate, sollecitate da questa dimensione di fondo che porta a valorizzare le diversità di ciascuno per la costruzione del bene comune: nella società, in ogni impegno ed esperienza, nella Chiesa. Un uomo esemplare dello spirito può essere indicato in Piero Bartolo, il medico che da 26 anni accoglie a Lampedusa migranti: vivi e morti, i bambini appena nati, piccoli orfani; corpi morti di cui fa l'ispezione per pietà umana e necessità di riconoscimento.
In questi anni con migliaia e migliaia di persone si è sempre espresso con il linguaggio dello Spirito che da tutti è stato compreso e capito, quello cioè dell'accoglienza, della premura, della cura, anche di tanti corpi feriti. La sua qualità professionale e umana è stata posta al servizio dell'umanità nelle sue diverse presenze espressioni.


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