La narrazione è pratica ed esperienza comunicativa profonda e arricchente. Gesù di Nazareth anche in questo è stato esemplare: ha narrato la sensibilità e i contenuti più profondi, con parabole in cui si intrecciano esperienze di vita, riflessioni, sapienza del cuore.
Dall’esperienza del seminare nella terra, dei diversi esiti della crescita e dei raccolti si passa a quello che avviene nella vita. quando si seminano sensibilità e orientamenti di bene, la cui crescita poi è diversa e di conseguenza lo è anche il raccolto (Vangelo di Matteo 13,1-23).
Gesù stesso spiega ai discepoli la parabola. La semente è la Parola di Dio: l’annuncio di una nuova umanità, le qualità, la disponibilità e l’impegno richiesti per parteciparvi e contribuirvi.
Ci sono alcuni che non capiscono questo annuncio, perché estraneo alla loro vita, alle loro convinzioni, al loro stile. Sono come la strada in cui cadono alcuni semi ma, data la durezza del terreno, gli uccelli vengono a mangiarli.
Ci sono altre persone i cui atteggiamenti sono rappresentati dal terreno pietroso: ascoltano e sentono una risonanza positiva in loro, una iniziale illuminazione gioiosa, come a dire “è proprio vero, magari vivere in questa prospettiva e che tante persone riuscissero a condividerla”. Ma poi non lasciano che la Parola metta radici dietro di loro e per qualche difficoltà incontrata o avversione subita a motivo della Parola, lasciano perdere, come se nulla di significativo fosse accaduto.
Ci sono ancora altre persone il cui atteggiamento è ben rappresentato dal terreno coperto dalle spine, nel quale alcuni semi vanno a cadere. E questa può essere la situazione di chi frequenta la Chiesa e ascolta ogni domenica, e forse anche in altri momenti, la Parola di Dio, ma poi si lascia prendere dalle preoccupazioni di questo mondo, dai piaceri e dalle illusioni della ricchezza; tutto questo soffoca la Parola di Dio ed essa rimane senza frutto.
Infine l’atteggiamento e il comportamento di altre persone sono descritti dal terreno buono: ascoltano la Parola, la capiscono e la fanno fruttificare ed essa produce cento e sessanta o trenta volte di più.
Ciascuno di noi riconosce con umiltà di trovarsi in tutte queste situazioni, nella ricerca che possa prevalere quella del terreno buono e fruttuoso.
Si richiede una distinzione tra l’appartenenza a quella religione sociale che, come si constata, sembra proprio non abbia nulla a che fare con la Parola profetica che ci illumina, orienta, scuote, verifica, consola e sostiene. La religione sociale utilizzata strumentalmente anche dalla politica, non si riferisce alla Parola: per cui quando si parla di ingiustizia, corruzione, mafia, armi, guerra, migrazioni, terra e ambiente, spiritualità come profondità dell’anima e incarnazione nella vita e nella storia, quella religione è proprio dura e impermeabile come la strada e non apre al cambiamento; non capendo continua a parlare con un linguaggio ideologico-religioso-politico che appunto ha nulla a che fare con la Parola di Dio che mai dice identità, radici, difesa, sicurezza, valori propri, ma solo conversione, giustizia, non violenza e costruzione della pace, umiltà, sincerità e coerenza di vita; dice che si riconosce la Parola fatta carne in Gesù di Nazareth in chi ha fame e sete, in chi è denudato di dignità e di vestiti, in chi è ammalato, in chi è carcerato, in chi è straniero. A questo ci chiama ogni giorno la Parola e i frutti sono la nostra sensibilità e pratica del bene nell’attuare il suo insegnamento.
Domenica 16 luglio: Unica celebrazione dell’Eucarestia alle ore 9.30 (così sarà per i mesi di luglio e agosto; le due celebrazioni riprenderanno domenica 3 settembre).