Sono due le riflessioni profondamente intrecciate fra loro che il Vangelo di questa domenica (Matteo 18.21-35) ci propone.
Si tratta della questione molto delicata e ardua del perdono a questo riguardo della rispondenza fra le nostre attese personali e la nostra sensibilità e il nostro atteggiamento nei confronti degli altri, “il non fare agli altri quello che non vorresti che gli altri facessero a te e, al positivo il fare agli altri quello vorresti ricevere da loro”.
Più di qualche volta si resta perplessi e anche sconcertati quando i giornalisti dopo un fatto tragico, anche per la morte di un congiunto, perfino un figlio, chiedono ai genitori se sono disposti a perdonare.
La situazione è talmente drammatica che la domanda è “fuori posto”, inaccettabile. Le lacerazioni dolorose sono così devastanti che portano alla risposta, più che comprensibile, quando c’è, che non ci può essere perdono.
In altre situazioni, più di qualche volta, emerge la distinzione fra esigenza di verità e di giustizia, ma non di vendetta.
La verità riguarda le motivazioni, le modalità, le finalità di un’azione terribile; la giustizia, l’individuazione del o dei responsabili, l’assunzione da parte loro della responsabilità e della volontà di redimersi e per questo di sottostare alla pena che viene decisa, nella speranza che sia rieducativa e non peggiorativa della loro condizione esistenziale.
Il perdono è una dimensione ed un vissuto profondissimi dell’anima: dovrebbe significare la possibilità di non cancellare dal nostro universo umano qualcuno che ci ha feriti agendo in modo negativo nei nostri confronti.
Si tratta di una ricerca, di un percorso lungo nel tempo. Può riguardare piccole situazioni o anche vissuti più dolorosi nei rapporti personali o altre più estese. E’ possibile non rispondere al male con il male, con un beneficio reciproco che rende più umani?
E’ arduo e faticoso, ma sembra possibile.
Molto più tribolate e complesse le reazioni a drammi, ad esempio di familiari uccisi, possibili i rancori sordi e anche espliciti, ma anche situazioni che da impossibili diventano incredibilmente possibili come quella di Irene, madre di Matteo che ha ucciso il marito di Claudia appartenente ai Carabinieri. La prima ha chiesto di essere ascoltata e Claudia si è resa disponibile. E’ iniziata così fra loro due una storia difficile, complessa e positiva che le ha portate a fondare l’associazione “Amicainoabele”; amici di Caino e Abele che ascolta e cerca di rispondere alle difficoltà sia delle vittime, sia dei protagonisti del male e di diffondere, a cominciare dagli studenti delle scuole, questa sensibilità e questa apertura.
Nel Vangelo si racconta che un signore ha condonato con un moto di generosità dell’animo un grande debito a un tale che uscito incredulo da questo momento del tutto inatteso, ha assunto un atteggiamento esattamente contrario di fronte ad un suo creditore, che gli doveva molto di meno, insensibile alle sue suppliche accorate. L’atteggiamento di colui che lo ha graziato non è divenuto in lui insegnamento e sensibilità per comportarsi allo stesso modo. Anche le esperienze e gli insegnamenti positivi devono essere rielaborati e assunti interiormente.
Il messaggio di questo Vangelo riguarda le situazioni a dimensione personale, ma insieme quelle che riguardano ad esempio la condizione dei detenuti, verso i quali si dovrebbe aver attenzione e desiderio di pene rieducative, non la mentalità escludente e vendicativa che oggi sembra maggioritaria.