DOMENICA 25 Marzo 2018 Vangelo Marco 11,1-11 - 15,33-41
25/03/2018

DOMENICA 25 MARZO 2018
LA PASSIONE DI GESU’
Vangelo di Marco 11,1-11

Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: «Perché fate questo?», rispondete: «Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito»». Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».

LE PASSIONI UMANE: UNA VITA DONATA
Vangelo di Marco 15,33-41

Quando fu mezzogiorno si fece buio su tutta la regione fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò molto forte: EIoì, EIoì, lemà sabactàni? che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Alcuni dei presenti udirono e dissero: 'Sentite, chiama il profeta Elia'. Un tale corse a prendere una spugna, la bagnò nell'aceto, la fissò in cima a una canna e cercava di far bere Gesù. Diceva: 'Aspettate. Vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce!'. Ma Gesù diede un forte grido e morì. Allora il grande velo appeso nel Tempio si squarciò in due, da cima a fondo. L'ufficiale romano che stava di fronte alla croce, vedendo come Gesù era morto, disse: 'Quest'uomo era davvero Figlio di Dio!' Alcune donne erano là e guardavano da lontano: c'erano Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo il più giovane e di Ioses, e anche Salome. Esse avevano seguito e aiutato Gesù fin da quando era in Galilea. E c'erano anche molte altre donne, venute con lui a Gerusalemme.

Com’è nella tradizione nella domenica degli ulivi le persone sono più numerose nelle chiese; anche se, come giustamente si pensa e si dice, il giudizio più autentico spetta a Dio, sorge inevitabilmente qualche interrogativo: allora davvero tutte queste persone che portano in mano il ramoscello di ulivo sono disponibili ed impegnate per la giustizia, la non violenza attiva e la costruzione della pace, per l’accoglienza contro ogni pregiudizio, xenofobia e razzismo; nell’attenzione, nella premura, nella cura di tutte le persone a cominciare da quelle deboli, fragili, escluse che fanno più fatica nella vita e questo senza considerare provenienza, appartenenza, diversità?
Sembra proprio di no.
Dalla fede, dal riferimento a Gesù di Nazaret al suo Vangelo non è corretta nessuna trasposizione automatica in uno schieramento, in un partito politico.
La fede si colloca su un piano diverso, ma non estraneo; può illuminare e sostenere l’orientamento di fondo che poi si deve tradurre nella laicità della politica, nella laicità della storia, e certamente porta a schierarsi in modo chiaro con i poveri, gli oppressi, gli esclusi.
Vangeli, crocifissi, rosari e oggi l’ulivo non dovrebbero mai essere esibiti per giustificare la propria politica: questo è abuso e bestemmia, tanto più se parole, atteggiamenti e scelte confliggono in modo evidente con quei simboli. Ed egualmente i ramoscelli d’ulivo non dovrebbero mai assecondare una tradizione superficiale, un patetico folklore religioso.
Riguardano la memoria dell’entrata di Gesù di Nazaret a Gerusalemme fra una folla festante; lui cavalca un puledro d’asina: non si tratta di un rilievo di cronaca, ma di un simbolo forte e denso di significato; chi entrava nelle città con i cavalli erano i soldati degli imperi che volevano impadronirsi, sottomettere, dominare; quindi erano perfettamente armati.
Gesù entra in modo umile e non violento perché desidera incontrare gli abitanti di quella città, mettersi a loro servizio con l’insegnamento e la concretezza dell’attenzione, della premura e della cura.
Partecipare all’Eucarestia, ricevere il ramoscello di ulivo con la benedizione e la preghiera significa rinnovare la disponibilità, l’impegno, la perseveranza per contribuire ad un mondo più umano, veramente umano. Tutt’altro dunque che superficialità o peggio strumentalizzazione.
La passione di Gesù si intreccia con le passioni dell’umanità di sempre; tutti i momenti sono leggibili in innumerevoli storie umane; l’arresto, le false accuse; le torture, il potere che irride, le sofferenze più acute, la morte disumana nella solitudine, nell’abbandono, nella derisione; l’unica consolazione è la presenza della madre Maria, del discepolo Giovanni, di alcune donne. Il senso del fallimento è totale. Il Padre stesso sembra assente perché tutto il male avviene come se lui non ci fosse.
Il Bambino nato nella stalla a Betlemme, fuori dalla città, lontano dai luoghi ritenuti importanti, ora muore fuori dalla città considerata santa, ucciso come un malfattore, insieme a due rivoltosi probabilmente appartenuti al gruppo degli zeloti che in armi progettavano di cacciare l’impero occupante di Roma.
Gesù crocifisso rivela l’essere umano: capace di violenza omicida decisa dagli uomini del potere, primo quello religioso; d’altra parte capace come Gesù di amore e dedizione fino a dare la propria vita.
Gesù crocifisso ci rivela l’amore totale di Dio, propone un radicale cambiamento nella percezione dell’onnipotenza: non più quello della forza che tutto può, bensì quella dell’amore completo fino a dare la propria vita perché altri possano trovare il senso della vita: questa è la più grande e profonda possibilità per l’essere umano.


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