Le storie di tante donne contengono ed esprimono straordinarie ricchezze di amore, profondità, dedizione, tenerezza, determinazione, resistenza. Tante sono segnate da sofferenze, strumentalità, possessività, negazione della libertà e dignità, da ricatti, violenze, fino all’uccisione.
Gesù di Nazaret ha vissuto con le donne rapporti molto profondi e significativi, una autentica rivoluzione in quel contesto sociale, culturale e religioso, come il Vangelo di oggi ci comunica (Marco 5,21-43). Purtroppo nella storia della Chiesa questa rivoluzione è stata svuotata del suo significato profondo e ancora oggi prevale con triste evidenza una Chiesa patriarcale, maschilista, celibataria, in cui le donne sono presenti e attive ma non riconosciute e valorizzate con compiti di responsabilità e di guida, anche nelle celebrazioni.
Gesù è attornitao da una grande folla. In mezzo ad essa si fa strada Giairo un capo della sinagoga, si inginocchia davanti a lui e lo supplica di intervenire perché sua figlia sta morendo, di raggiungere la sua abitazione per mettere la sua mano su di lei “perché guarisca e continui a vivere”. Gesù lo segue. Chissà qual è il percorso di questa ragazzina di dodici anni. Forse si è sentita schiacciata dal dover essere secondo le attese dell’ambiente una figlia adeguata al compito di suo padre. Forse questo le ha provocato sofferenza e via via si è chiusa alla vita costretta a rinunciare ai suoi sogni, alla sua spontaneità e creatività.
Appunto forse sta morendo schiacciata da una immagine per lei costruita ma per lei soffocante. Il padre ora tardivamente se n’è accorto ed è disperato. Quando arrivano alla casa notano una grande agitazione, confusione e pianti perché dicono che la ragazzina è morta. Gesù commenta che è solo addormentata i sorrisi scettici dei presenti.
Poi entra nella stanza con la mamma, il papà e tre discscepoli, prende la ragazzina per mano e la invita ad alzarsi: “Fanciulla, alzati!” Subito lei si alza e continua a camminare.
Gesù le ha comunicato la forza vitale, il coraggio du vivere: ora vada, corra nei prati, raccolga i fiori, riempia i fogli con disegni colorati; ascolti i sentimenti profondi; abbia cura della sua vita, della spiritualità e insieme del suo corpo; cresca libera, autonoma, disponibile, agli altri, senza più chiudersi nell’isolamento che provoca tristezza fino alla morte.
Prima, appena partiti una donna si è fatta strada tra la folla con al speranza che solo toccando il mantello di gesù poteva trarne beneficio.
E’ infatti prostrata per le continue perdite di sangue che la affliggono da dodici anni senza miglioramenti nonostante le enormi spese affrontate con i medici.
E’ prostrata anche per il vissuto di impurirtà e di vergogna, data la mentalità convalidata che il sangue mestruale rende impura la donna; per lei, data la situazione, l’impurità è permanente.
Riesce a toccare il mantello di Gesù e a sentire subito un totale beneficio.
Gesù chiede chi lo abbia toccato fra lo stupore dei discepoli che gli fanno osservare come tanta gente lo sfiori continuamente.
La finalità di Gesù è molto delicata, profonda, decisa: far uscire quella donna allo scoperto per affrancarla definitivamente dal senso di vergogna e ora di paura. Così avviene quando lei esce dalla folla, si fa riconoscere e racconta a Gesù la sua storia. “Figlia mia, la tua fede ti ha salvata. Ora vai in pace, guarita dal tuo male”. Come a dire: “hai riposto la tua fiducia in me e ora io la ripongo in te; non sentire la tua dignità di donna; vivi con serenità, libertà, autonomia, responsabilità la tua vita. Sai, senti che io ti accompagno”.
Nessuna condizione può precludere, impedire l’accoglienza, l’ascolto, la condivisione; avvengono quando c’è la disponibilità interiore a viverli. Gesù è uno straordinario maestro di vita.