Continua l'approfondimento di Gesù con le persone che, dopo la straordinaria condivisone di pane e di pesci lo hanno cercato in modo strumentale, interessati alla ripetizione dell'evento, cioè a sfamarsi di nuovo gratuitamente (Vangelo di Giovanni 6, 41-51).
La questione del pane è decisiva per la vita; nel pane si riassumono tutte le necessità di cui l’essere umano ha esigenze per vivere con dignità: il cibo, l’acqua. La salute. L’istruzione, la terra, la casa, il lavoro, in una parola le condizioni per una vita buona e degna.
Non si può certo rivolgersi a persone, a comunità, a interi popoli privati, derubati da queste necessità indispensabili proponendo loro discorsi e pensieri astratti e magari il riferimento consolatorio alla fede, se, nello stesso momento non si opera concretamente per conquistare il necessario per vivere con dignità.
Quando Gesù di Nazaret dice di “essere il pane venuto dal cielo” indica che lui agisce attivamente perché le persone possano sfamarsi (come nel segno della condivisone dei pani e e dei pesci) e comunica alle persone una visione vera della realtà e la forza spirituale interiore per impegnarsi a modificarla realizzando giustizia, uguaglianza, diritti umani uguali per tutti, primo quello della vita.
Il pane che lui dà “è il suo corpo dato perché il mondo abbia la vita”. Si attua così la congiunzione stretta e inseparabile fra il pane che si mastica e il pane che diventa nutrimento dell'anima, del senso profondo della vita non determinato da situazioni e condizioni contingenti, bensì alimentato continuamente come necessaria forza interiore, come direzione, come sostegno.
Si possono riconoscere queste dimensioni nelle esperienze della nostra vita.
Tutti noi abbiamo incontrato persone-pensiamo prima di tutto ai nostri genitori-che sono riuscite a darci il pane da mangiare, i vestiti con cui coprirci, il sostegno economico per gli studi e contemporaneamente gli insegnamenti etici e religiosi come orientamento e contenuto del senso della nostra vita.
E come hanno reagito? Proprio come dice di sé Gesù: donando il loro corpo e il loro sangue, cioè la loro vita perché noi potessimo vivere con dignità e significato.
Più volete ci siamo sorpresi per la forza interiore e la profondità della vita di alcune persone e ci siamo chiesti da dove può arrivare tale qualità interiore che porta a coerenza e credibilità riscontrabili. E abbiamo pensato a doni speciali frutti certo della disponibilità e dell’impegno personali e nello stesso tempo illuminati e sorretti dalla forza dello spirito.
In un mondo segnato da materialismo e apparenza si dovrebbe dedicarci con disponibilità e impegno ben più costanti alla cura dell’anima, delle dimensioni profonde e permanenti che rendono molto più sensibili all’attenzione per il pane per tutti. Nella giustizia e nell'uguaglianza.