Le persone e le loro storie sono diverse; è infatti la diversità evidente che caratterizza gli esseri umani, donne e uomini; egualmente essa riguarda tutte le espressioni e le forze di vita interconnesse nell'interdipendenza planetaria.
L’amore è la dimensione fondamentale della vita; senza amore non si può vivere in modo umano significativo, coni coinvolgimenti, le difficoltà, le ricchezze, le consolazioni che questo comporta.
Le persone che si amano generano altre vite, mettono al mondo altre persone con il timore, il tremore, la gratitudine, la gioia che ne sono intime dimensioni.
L’amore, le relazioni affettive e sessuali si vivono con modalità diverse.
Nell'ultimo periodo, anche nella nostra società, sono, per così dire, uscite dalla clandestinità, hanno cercato di infrangere i pregiudizi sociali, culturali e religiosi, hanno richiesto e in parte visto riconosciuti i loro diritti.
Un certo modo di pensare che riguarda anche una parte della Chiesa si esprime con un linguaggio che contrappone la famiglia “naturale” formata da un uomo, una donna, uno o due figli ad altri nuclei affettivi, ad esempio una coppia di persone, donne e uomini omosessuali, con la presenza di un figlio.
Il Vangelo ci esorta ad essere sempre umani e a considerare la situazione di tutte le persone con attenzione, rispetto, accoglienza.
L’auspicio è che nelle storie di tutti i nuclei affettivi diversificati sia presente e si alimenti sempre l’amore: nell'accoglienza reciproca, nel coinvolgimento profondo, nel rispetto, nell'aiuto, nel sostegno, nell'accompagnamento.
Il termine “natura” per altro è ambivalente perché nelle storie degli esseri umani si intrecciano costantemente la natura e la cultura; del resto il riferimento alla “natura” può essere legittimamente rivendicato da tutti i soggetti diversi; tutti infatti possono affermare: “Questa è la nostra natura” etero e omosessuale, famiglie considerate “naturali” e altri nuclei affettivi non considerati tali, non rispondenti agli stessi criteri ma presenti e vivi.
La famiglia “naturale” non si propone, né si difende giudicando in modo negativo ed estromettendo altre esperienze di amore. La famiglia vive e testimonia la sua esperienza se è credibile.
Queste considerazioni si possono accostare all'esperienza della famiglia di Nazaret che oggi viene proposta come esemplare.
Una famiglia speciale, anche “irregolare” secondo il pensiero comune con un bambino, Gesù, nato nella stalla degli animali, con una donna Maria ragazza madre; con un giovane falegname.
Giuseppe che continua a stare con Maria e ora con il bambino per amore.
L’esemplarità della loro vita per noi riguarda gli orientamenti e le dimensioni di fondo: amore, dedizione reciproca, profonda spiritualità, lavoro, disponibilità e l’accoglienza nei confronti delle persone.
Il Vangelo di questa domenica (Luca 2, 41-52) ci racconta un passaggio nella storia di amore della famiglia di Nazaret che partecipa al tradizionale pellegrinaggio a Gerusalemme. Gesù che vive la prima adolescenza si stacca da Maria e Giuseppe e si ferma ad ascoltare i maestri della legge e a dialogare con loro.
Dopo tre giorni lo trovano e Maria gli esprime la loro grande preoccupazione. Gesù risponde chiedendo loro: se non hanno percepito che lui è chiamato ad un percorso profondo, libero, coraggioso, in profonda relazione con Dio.
Questa vicenda è il paradigma del rapporto tra adulti e giovani, fra genitori e figli adolescenti, con particolari risonanze in questo tempo presente.
Non ci sono ricette da seguire, resta la testimonianza degli adulti chiamati ad attribuire importanza alle dimensioni profonde della vita: l’interiorità, la cultura, la lettura, l’amore e la solidarietà, il senso del limite, la cura dell’anima. Poi potrà accadere nel bene e nel male “qualcosa” di inatteso. E’ sempre e comunque importante essere credibili.