La narrazione dell’epifania (vangelo di Matteo 2,1-12) è un paradigma di tante situazioni della vita e della storia dell’umanità. Ci sono tre uomini, i magi, in ricerca di riferimenti importanti, come è quel Bambino nato nella stalla di Betlemme. Una stella li guida e può rappresentare lo Spirito della verità, della giustizia, della pace, della fratellanza che in tutto il mondo guida con la sua luce e forza interiore tante persone in questa ricerca.
Quando la scoperta avviene si vive la consolazione interiore che riempie l’anima, la conferma che quel cammino è vero, giusto, importante.
In contrapposizioni c’è l’altra parte: il potere politico e religioso, protetto da quello delle armi è attento e sospettoso nei confronti di segni nuovi, di movimenti, di germogli di possibili nuove realtà, di speranze di un nuovo mondo che si accendono. Quel Bambino che è nato può essere uno di questi. E allora in una riunione di palazzo diventa impellente indagare: sono convocati gli uomini della interpretazione della religione, i politici di cui Erode è l’esponente massimo; anche ai tre ricercatori viene chiesto conto della loro ricerca e in modo del tutto strumentale sono invitati a riferirne l’esito.
Alla riunione non sono presenti i soldati in armi, ma sono pronti ad entrare in azione ad un ordine: infatti di lì a poco stermineranno tutti i bambini al di sotto dei due anni, con l’intento di uccidere anche quel bambino nato a Betlemme.
Da poco è iniziato cronologicamente l’anno 2019 e il primo giorno, per la 52^ volta, per iniziativa di papa Paolo VI, è stato dedicato alla pace, per affermare che ogni giorno dovrebbe esserlo.
Il tema indicato quest’anno da papa Francesco è: “La buona politica è al servizio della pace”; se ne è riflettuto anche nella 40^ edizione della marcia della pace da Zuglio alla pieve di San Pietro in Carnia nella notte del 31 dicembre scorso aspettando l’alba del nuovo anno.
La pace è la grande questione dell’umanità dirimente ogni altra; è, scrive papa Francesco, “come un fiore fragile che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza”. Non ci possono essere cultura ed etica significative se non contribuiscono alla costruzione della pace; ed egualmente l’economia, la politica, le leggi: quale senso infatti possono avere se non promuovono la cultura e la pratica della nonviolenza attiva e della costruzione della pace? La buona politica è tale quando agisce con giustizia, sincerità, onestà, fedeltà, equità e rispetto reciproco.
La politica è al servizio della pace quando rispetta e promuove i diritti umani fondamentali che diventano doveri reciproci per attuarli. “I visi della politica – dice papa Francesco – sono: le molteplici forme di appropriazione indebita dei beni pubblici; la negazione del diritto, la strumentalizzazione delle persone; l’arricchimento illegale, la giustificazione del potere mediante la forza o con il pretesto arbitrario della ragion di stato; la tendenza a perpetuarsi nel potere; la xenofobia e il razzismo; il disprezzo di coloro che sono stati costretti all’esilio, il rifiuto di prendersi cura della terra; lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profitto immediato”.-
Una determinata politica attuale riassume questi aspetti negativi nell’arroganza, nella prepotenza, nella diffusione di un pensiero negativo contro ogni persona diversa, gli immigrati soprattutto fatti diventare il pericolo e il nemico di questa società. Una politica che non costruisce pace ma invece alimenta inimicizia e conflitti. C’è l’urgenza di un radicale cambiamento che deve essere prima di tutto culturale ed etico per poi diventare politico.