Il Vangelo di questa domenica (Giovanni 8,1-11) ci propone la storia di una donna che un gruppo di uomini vuole lapidare.
Il luogo è pubblico e affollato, all'esterno del tempio di Gerusalemme dove Gesù insegna alla folla che lo attornia.
L’evidenzia di oggi è diversa; in più situazioni anche se la vicenda di una donna è privata diventa pubblica sui mezzi di informazione e sui social nei quali si arriva ad esibire situazioni e immagini, a perseguitare fino a ridurre la vittima alla derisione e al suicidio; diventa ancora pubblica nei tribunali, nei processi per femminicidio con recenti sentenze che sconcertano per la diminuzione della responsabilità di chi ha ucciso. I maestri tutori dell'ortodossia della legge e i farisei scrupolosi osservanti della stessa fino all'ossessione portano davanti a Gesù una donna sorpresa in adulterio; si riferiscono alla legge di Mosè che prevede di lapidare donne come questa: Lui, Gesù di Nazaret, cosa dice?
In realtà lo interpellano per metterlo alla prova: se conferma la legge in vigore smentisce il suo insegnamento nuovo, rivoluzionario a cui loro sono del tutto contrari; se rifiuta la legge di Mosè si pone contro la sua tradizionale importanza.
Gesù guarda in terra e scrive con il dito nella polvere: è un atteggiamento misterioso sul quale azzardare una possibile interpretazione. Forse si tratta di un momento di riflessione sulla condizione di quella donna e delle donne in generale per collocarle in quell'ambito profondo nel quale si attribuisce importanza prima di tutto alle persone, alle loro storie, fatte di complessità e di ricchezza.
Nessuno conosce il contenuto di quelle scritte; si può forse pensare alle indicazioni per la nuova umanità come il Dio di Gesù desidera e che subito si esprime anche nell'atteggiamento e nelle parole che lui esprime a quegli uomini.
Alla loro insistenza per ricevere una risposta alza la testa e dice loro: “Chi di voi è senza peccati scagli la prima pietra contro di lei”.
Questo monito è molto conosciuto perché contiene la forza di smascherare ogni ipocrisia, doppiezza, copertura di pensieri, atteggiamenti e azioni con cui si vogliono coprire gli altri mentre fanno parte anche del proprio modo di pensare e agire.
Questi uomini determinati a lapidare la donna cosa pensano delle donne, qual'è il loro rapporto con loro, come le trattano?
Forse anche loro si sono trovati nella situazione dell’uomo che stava con quella donna e che da una concezione maschilista è ora coperto e scusato mentre lei è condannata.
Dopo che si è rivolto a loro Gesù scrive di nuovo sulla polvere le indicazioni per una nuova umanità.
Intanto, messi con le spalle al muro, sollecitati a guardarsi dentro, quegli uomini se ne vanno, uno dopo l’altro cominciando dai più anziani.
Rimangono soltanto Gesù e la donna che è là, in mezzo.
Gesù si alza e le dice: “Dove sono andati? Nessuno ti ha condannata?” E lei: “Nessuno, Signore”. E Gesù: “Neppure io ti condanno. Và, ma d’ora in poi non peccare più”. L’invito di Gesù a quegli uomini a guardarsi dentro, nel profondo, nel modo più veritiero, oggi diventa una pressante sollecitazione a liberarsi da mentalità maschiliste, padronali, possessive, ricattatorie, violente in diversi modi, fino all'uccisione delle donne.
Quello che di drammatico continua a ripetersi evidenzia la necessità e l’urgenza di questo radicale cambiamento culturale, di una educazione permanente ai sentimenti e alla sessualità.
Gesù salva la vita di quella donna, riesce a farle percepire la profondità dell’amore che accoglie, rinfranca la dignità, apre alla speranza di un futuro umano.