Il Vangelo di Luca insiste sulle situazioni di ingiustizia, sulle inaccettabili differenze presenti sul Pianeta e nella nostra società.
La ricchezza è ingiusta perché per lo più è espressione dell’accumulo derivante dallo sfruttamento delle situazioni e delle persone.
E’ bene ridire e condividere alcune cifre indicative come stimolo all’urgenza di esserci, di affermare e agire operando in modo significativo per come ci è possibile sul piano culturale, etico e politico, come persone e comunità, in esperienze concrete. 800milioni di persone sono malnutrite e affamate, in Italia ci sono 5 milioni di poveri assoluti e 9milioni in povertà relativa; fra di loro 1milione e 200mila minori.
A metà 2018 in Italia il 5% della popolazione detiene il 72% della ricchezza nazionale.
Il Vangelo di questa domenica (Luca 16,19-31) ci presenta una immagine di tante, troppe situazioni: un uomo molto ricco ostenta la sua condizione con costosi vestiti di lusso e con banchetti quotidiani, a cui tanti partecipano e in cui i cibi sono così abbondanti che in quantità vanno sprecati.
La questione del cibo è fondamentale dalla produzione alla tavola: richiama il lavoro, i prodotti, la loro lavorazione, il mercato che sfrutta i piccoli produttori, le mafie che intervengono su diversi piani per massimizzare i loro profitti illegali.
Nel mondo si produce cibo per 12 miliardi di persone, tenendo presente che attualmente la popolazione mondiale è di 7.7 miliardi. E’ impressionante rilevare che il 38% viene buttato via, mentre 800milioni di persone si trovano nella condizione drammatica di malnutrizione e di fame.
C’è un povero uomo che si mette vicino alla porta del palazzo del ricco; è coperto di piaghe e chiede di potersi sfamare con gli avanzi dei pasti.
Si chiama Lazzaro; il nome significa “Dio viene in aiuto”: è paradossale, pare una tragica ironia, diventa una provocazione a non accettare mai ingiustizie, povertà, marginalità in nome di Dio.
Per lui, Lazzaro il suo nome può essere di aiuto, sostegno nella speranza che qualcuno si accorga di lui. Invece questo non sta avvenendo. La malattia della disumanità del ricco è quella che papa Francesco ha definito mondanità: l’atteggiamento cioè di chi “è solo con il proprio egoismo, dunque è incapace di vedere la realtà”.
Si concretizza nell’indifferenza, oggi nella globalizzazione dell’indifferenza, nel girarsi dall’altra parte.
Alla morte di questi due uomini le condizioni si capovolgono: Lazzaro è nella serenità e nella pace, il ricco nel luogo dei tormenti. Da qui vede Lazzaro e gli chiede di portargli il sollievo di qualche goccia d’acqua, ma questo non è possibile.
Insiste perché i suoi fratelli siano ammoniti riguardo alla disumanità che li contraddistingue perché possano ripensare e cambiare vita. La risposta è che Mosè e i profeti già hanno parlato e scritto per denunciare l’ingiustizia dei ricchi e stimolare al riscatto dei poveri.
Quindi neanche lontanamente si riferisce alla ricompensa in un altro mondo delle sofferenze di questa vita. Il messaggio è il pressante e urgente invito ad impegnarsi per un mondo di giustizia ed uguaglianza dove tutte le persone possano vivere con dignità.