Nella nostra storia personale sperimentiamo ogni giorno l'ambivalenza, la parte di luce e quella di ombra che convivono dentro di noi, l'importanza di scegliere e di decidere quello che è giusto, retto, umano, che fa il nostro bene e lo esprime nel contesto in cui viviamo. In realtà il male ci suggestiona, ci tenta, è un'esperienza che Gesù di Nazareth ha vissuto pienamente e nella quale ha scelto per fedeltà a se stesso, al Padre, all'umanità.
Il Vangelo (Matteo 4,1-11) ci racconta le tre tentazioni che ha incontrato e la sua chiara decisione che diventa luce e orientamento per le nostre scelte.
La prima suggestione è di trasformare le pietre in pane, considerando la sua fame dopo un lungo digiuno.
Farlo è nelle sue possibilità, così può sfamarsi e la folla seguirlo con entusiasmo ed esaltazione, acclamandolo come il Messia dei miracoli, aspettandone altri, entrando nella dipendenza da lui, declinando ogni assunzione di responsabilità personale.
È la tentazione che tutti possiamo sperimentare di utilizzare ruoli, compiti, qualità e possibilità per l'affermazione e il successo personale; per ricevere consenso senza considerare gli effetti né sulla propria vita, né su quella degli altri, favorendo dipendenza, ossequio servile, ubbidienza come subdola tentazione, non consapevolezza e responsabilità.
Gesù respinge la tentazione affermando che “non di solo pane vive l'uomo ma di ogni parola che viene da Dio”. La sua indicazione sollecita a perlustrare la profondità dell'animo, a verificare quale sia e da dove venga la forza interiore che ci orienta in una o nell'altra direzione, a percepire come la parola di Dio possa guidarci a rapportare la profondità dell'animo e l'impegno a procurare e condividere il pane con tutti, senza l'esclusione di nessuno.
Un'altra tentazione riguarda il potere e l'avere congiunti nel loro reciproco e disumano sostegno.
Il potere accumula l'avere e l'avere aumenta il potere. Questo intreccio terribile è diffuso e ramificato sul pianeta. L'ingiustizia strutturale del capitalismo impoverisce i poveri e distrugge l'ambiente, il potere dei regimi che opprimono, incarcerano, torturano, uccidono; il potere e l'avere hanno il predominio come nella vicenda di Giulio Regeni: la verità e la giustizia vengono dopo gli accordi commerciali e gli affari. Ma la ricerca e l'impegno per la verità e la giustizia continua in nome dei diritti umani, della memoria viva delle persone: di Giulio e di tutte le Giulie e di tutti i Giuli.
Si pensi al potere e all’avere delle mafie, della corruzione, dell’evasione.
Gesù è tentato di inginocchiarsi per “avere i regni del mondo e il loro splendore”, di abdicare alle convinzioni della propria coscienza. Così purtroppo avviene spesso e per l’avere e il potere “si vende l’anima al diavolo” come recita con saggezza un detto popolare conosciuto.
Gesù respinge questa tentazione indicando in Dio l’unico riferimento da adorare, a cui cioè riconoscere il fondamento della vita: “adora il Signore tuo Dio, a lui solo rivolgi la tua preghiera”.
La terza tentazione riguarda il riferimento a Dio in modo strumentale, il suo utilizzo occasionale e utilitaristico.
Gesù può buttarsi dal punto più alto del tempio di Gerusalemme perché è previsto che Dio mandi i suoi angeli a proteggerlo e accompagnarlo a terra con delicatezza.
E’ l’uso strumentale e blasfemo di Dio e dei simboli religiosi utilizzato dai poteri di questo mondo per legittimare le loro scelte disumane.
Anche nella Chiesa ci può essere l’uso strumentale di Dio riguardo alla dottrina, all’affermazione dell’istituzione, alla pretesa di obbedienza totale, in nome di Dio. Gesù afferma: “Adora il Signore tuo Dio, a lui solo rivolgi la tua preghiera”.
Dio si cerca, in lui si crede, si dubita, si prega, si ricerca di nuovo, a Lui ci si affida. Non si usa mai in modo strumentale.