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DOMENICA 5 Aprile 2020 Vangelo Matteo 21,1-11, 27,45-54 |
05/04/2020 |
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DOMENICA 5 APRILE 2020
L’ULIVO DELLA PACE, LA SOLITUDINE DI GESU’
Vangelo di Matteo 21,1-11, 27,45-54
Quando furono vicini a Gerusalemme
e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due
discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito
troverete un'asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e
conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: «Il
Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito»». Ora questo
avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del
profeta: Dite alla figlia di Sion:Ecco, a te viene il tuo re, mite,
seduto su un'asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma. I
discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù:
condussero l'asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli
vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli
sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano
sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva,
gridava: «Osannaal figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome
del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!». Mentre egli entrava in
Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è
costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret
di Galilea».
Quando fu mezzogiorno, si fece buio
su tutta la regione, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre Gesù
gridò molto forte: 'Elì, Elì, lemà sabactàni', che significa 'Dio mio,
Dio mio, perché mi hai abbandonato?'. Alcuni presenti udirono e
dissero: 'Chiama Elia, il profeta!'. Subito, uno di loro corse a
prendere una spugna, la bagnò nell'aceto, la fissò in cima a una canna
e la diede a Gesù per farlo bere. Ma gli altri dissero: 'Aspetta!
Vediamo se viene Elia a salvarlo!'. Ma Gesù di nuovo gridò forte, e poi
morì. Allora il grande velo appeso nel Tempio si squarciò in due, da
cima a fondo. La terra tremò, le rocce si spaccarono, le tombe si
aprirono e molti credenti tornarono in vita. Usciti dalle tombe dopo la
risurrezione di Gesù, entrarono a Gerusalemme e apparirono a molti.
L'ufficiale romano e gli altri soldati che con lui facevano la guardia
a Gesù si accorsero del terremoto e di tutto quel che accadeva. Pieni
di spavento, essi dissero: 'Quest'uomo era davvero Figlio di Dio!'.
Una domenica degli ulivi del tutto inedita, con il tempo sospeso
che chiede significati.
Il ramoscello di ulivo in mano da parte di tante persone in una
comunità festosa che canta non è possibile, ma diventare ed essere
bambini e bambine, ragazzi e ragazze, giovani, donne e uomini di pace è
possibile ugualmente.
Il dramma che stiamo vivendo ci ricorda ogni giorno che siamo
fragili, vulnerabili, interdipendenti. Ci insegna che abbiamo bisogno
di responsabilità condivise, di cooperazione e solidarietà a tutti i
livelli.
Tante volte ci siamo ricordati che la pace non è solo il
contrario, l’assenza di guerra, ma che è molto di più: è un progetto di
equilibrio di se stessi con se stessi, dei rapporti con gli altri:
persone, comunità e popoli; con la madre terra e tutte le espressioni
della vita; è concretezza di giustizia, del rispetto concreto dei
diritti umani uguali per tutti o non più tali.
E’ rifiuto della violenza nei pensieri, nelle parole, nelle azioni.
La pace è lavoro, cibo, acqua, salute, istruzione, dignità,
uguaglianza, rispetto, fraternità, libertà, dialogo, democrazia,
accoglienza, memoria, futuro.
Sgomenti e insieme pensierosi e istruiti da quanto sta avvenendo
ci chiediamo a che cosa servano la fabbricazione e il commercio e l’uso
delle armi, le guerre spaventose con milioni di morti, che di fatto non
servono a nulla nei confronti di un nemico invisibile e terribile come
il coronavirus. Ci chiediamo se queste vertiginose spese non dovrebbero
invece essere finalizzate alla ricerca medica, alla costruzione di un
sistema sanitario diffuso e rispondente nei territori e nelle diverse
strutture ospedaliere.
Ci chiediamo cosa significhi la sicurezza e constatiamo
l’insignificanza dei decreti sicurezza, come la disumanità
dell’avversione e dell’inimicizia verso l’altro diverso, in particolare
l’immigrato.
Nella domenica degli ulivi si legge anche la Passione del Signore.
La mancanza delle celebrazioni nelle chiese oggi come anche in tutta la
prossima settimana può favorire la percezione della solitudine di Gesù
di Nazaret: nell’arresto, nel processo, nella tortura della
flagellazione, nel tragitto verso il Calvario, luogo dell’esecuzione,
nella morte sulla croce.
Ha vissuto fino in fondo la solitudine perché possiamo sentirlo
accanto nella nostra solitudine.
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