La Pasqua, senza celebrazioni nelle chiese può essere avvertita
paradossalmente con maggior profondità, nella sua essenzialità, perché
la ritualità solenne comporta sempre il rischio dell’esteriorità, del
compiacimento di un certo protagonismo liturgico.
San Paolo afferma che “se Cristo non fosse risorto dai morti, vana
sarebbe la nostra fede”. Ma di quale fede si tratta?
Di una fede coinvolta nei drammi e nelle speranze della storia,
che sprona continuamente a porre segni di liberazione, di vita, di
speranza. Si possono ricordare come orientamento le parole di due
profeti martiri.
Il pastore Luterano Dietrich Bonhoffer impiccato nel campo di
sterminio di Flossenburg il 9 aprile 1945 per la sua opposizione al
nazismo ammoniva che non si può cantare l’alleluja di Pasqua nelle
chiese e non opporsi allo sterminio quotidiano di migliaia di persone.
Il vescovo del Salvador Romero di cui, il 24 marzo scorso tante
persone e comunità, soprattutto in America latina, ma non solo hanno
ricordato il 40 anniversario della uccisione mentre celebrava
l’Eucarestia, così affermava: “…la morte se accettata da Dio sia per la
liberazione del mio popolo e come una testimonianza di speranza per il
futuro… un vescovo morirà, ma la Chiesa di Dio che è il popolo non
perirà mai…risorgerò nel mio popolo…”.
Sono le parole di due testimoni che hanno dato al loro vita perché
ci sia vita, giustizia, libertà, pace per tutti.
L’uccisione violenta di Gesù di Nazaret come un delinquente comune
sulla croce pareva aver messo fine all’annuncio e all'inizio del suo
progetto rivoluzionario di una nuova umanità. Il potere, primo quello
religioso soddisfatto, tranquillizzato per la sua eliminazione, i
discepoli fuggiti, sgomenti, delusi, senza più fiducia e speranza; un
gruppo di donne, fra cui la madre Maria, molto addolorate però con
l’animo aperto a “qualcosa” di positivo, depositato nel loro animo
dalla persona di Gesù, dal suo amore straordinario.
Tanta gente indifferente.
Avviene lo straordinario.
Gesù non è più nel sepolcro, è vivo.
Non ci sono manifestazioni particolari, eclatanti a rivelarlo; è
lui stesso che si incontra con loro: in modo discreto, in luoghi
diversi: la stanza della cena, la strada, il luogo della sepoltura, la
riva del lago; per loro inizialmente è difficile crederci, poi poco a
poco, così è nella nostra vita, riprendendo la fiducia, la speranza che
Lui comunica, il coraggio di annunciare e testimoniare la possibilità
di una nuova umanità.
Gesù per il suo amore incondizionato è andato oltre la morte.
Come annunciare la Pasqua in mezzo a tante morti, a tanto dolore?
Cercando di mettere insieme amore, dolore e affidamento al Mistero
di Dio che accoglie, riconosce, attribuisce valore e significato alla
vita e alla morte di ogni persona.
E la risurrezione è anche nei tanti segni di vita e di speranza
compiuti in questo tempo.