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DOMENICA 26 Aprile 2020 Vangelo Luca 24,14-35 |
26/04/2020 |
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DOMENICA 26 APRILE 2020
Camminare insieme, vivere la memoria storica, spezzare il pane
Vangelo di Luca 24,14-35
Ed ecco in quello stesso giorno due
di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia
da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era
accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si
accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di
riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state
facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste;
uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in
Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?».
Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù
Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e
a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno
consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi
speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati
tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle
nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non
avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una
visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri
sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma
lui non l'hanno visto». Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore
nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo
sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E
cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le
Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio
dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma
essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già
volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola
con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede
loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì
dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: «Non ci ardeva forse
il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando
ci spiegava le Scritture?». E partirono senz'indugio e fecero ritorno a
Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano
con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso
a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come
l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
I Vangeli di questa domenica dopo la Pasqua possono suggerire a
tutti, nel rispetto delle diverse sensibilità, qualche riferimento e
indicazione nella ricerca difficile in questo tempo tribolato di
riprendere fiducia, speranza e coraggio.
Si può riflettere sul Vangelo di oggi (Luca 24,14-35) che ci
racconta la vicenda dei due discepoli che incontrano Gesù Vivente sulla
strada che stanno percorrendo da Gerusalemme ad Emmaus, tenendo in mano
la lettera che papa Francesco ha inviato il giorno di Pasqua ai leaders
dei movimenti popolari di tutto il mondo. Possono esserci attualmente
in loro perplessità e dolore per la condizione di tante comunità
povere, aggravate attualmente dalla pandemia del coronavirus.
Papa Francesco scrive di ricordare spesso i due incontri con loro
in Vaticano e quello a Santa Cruz della Sierra in Bolivia. Questa
memoria a lui fa bene: “Mi avvicino a voi, mi fa pensare a tanti
dialoghi avvenuti durante quelli incontri, a tanti sogni che lì sono
nati e cresciuti. Ora in mezzo a questa pandemia vi ricordo nuovamente
in modo speciale e desidero starvi vicino”. E’ come seguire Gesù che si
avvicina ai due discepoli che camminano addolorati e sfiduciati. Lui
risveglia in loro la memoria storica densa di aspirazioni, sogni,
lotte, delusioni, speranze, percorsi di vita e liberazione. Così papa
Francesco; “Voi avete una cultura, una metodologia, una soprattutto
quella saggezza che cresce grazie a un lievito particolare, la capacità
di sentire come proprio il dolore dell’altro; sono importanti la
solidarietà, la speranza e il senso della comunità che rifioriscono in
questi giorni in cui nessuno si salva da solo”. Quindi vicinanza nel
cammino, comunicazione che favorisca la memoria storica, relazionale,
affettiva, e con essa sensibilità e consapevolezza positive; e poi lo
spezzare il pane insieme, segno di concreta prossimità, di impegno per
la giustizia, la dignità, i diritti umani, la condivisione.
Così papa Francesco” Penso alle persone soprattutto alle donne che
moltiplicano il cibo con poche risorse un delizioso stufato per
centinaia di bambini. Penso ai contadini e ai piccoli agricoltori c he
continuano a coltivare la terra per produrre il cibo senza distruggere
la natura, senza accaparrarsene i frutti o speculare sui bisogni vitali
della gente… E’ necessaria una conversione umana ed ecologica che ponga
fine all’idolatria del denaro e metta al Centro la dignità e la vita”.
Dobbiamo costruire un mondo nuovo, un nuovo umanesimo nel quale la
dignità e i diritti umani di ogni persona, comunità e popolo sono
rispettati. Non si deve più continuare con un sistema di ingiustizia
strutturale; non un mondo che continua a spendere in armamenti. E’
fondamentale assumere queste questioni come riguardanti ciascuna
persona e tutta la famiglia umana. Il problema dell’ambiente deve
essere pienamente assunto senza alibi o rinvii; con una visione
olistica della natura, con cui sentire in relazione e interdipendenza,
prendendone cura in continuità. Siamo tutti chiamati a percorrere
strada di liberazione e di vita.
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