Nel commento al Vangelo di questa domenica (Giovanni 14,15-21) si
può correre il rischio dell’astrattezza e della genericità, di qualche
frase già confezionata e ripetitiva, senza coinvolgimento esistenziale
e storico.
E’ importante invece avvertire la risonanza vitale delle
affermazioni: “Se mi amate, osservate i miei comandamenti” e ancora:
“Chi mi ama veramente conosce i miei comandamenti e li mette in
pratica. Chi mi ama, sarà amato dal Padre mio, anch’io lo amerò e mi
farò conoscere a lui”.
L’invito è a lasciarci coinvolgere dall’amore di Dio comunicatoci
nella storia della straordinaria umanità di Gesù che ci propone di
seguirlo.
L’amore è la dimensione fondamentale della vita, senza la sua
esperienza non si può vivere in modo umano significativo.
Si esprime nella diversità e concretezza delle situazioni da
quando si nasce a quando si muore e la sua mancanza determina sempre
esperienze di dolore come è avvenuto in modo evidente per tantissime
persone, per lo più anziane, per l’impossibilità della vicinanza,
accompagnamento e saluto nella malattia, nella morte, nel dopo morte.
Il discepolo Giovanni dice che “Dio è amore” e ancora che non si
può amare Dio che nessuno ha mai visto se si disprezza il fratello che
si vede. E anche: “Se uno ha di che vivere e vede un fratello
bisognoso, ma non ha compassione e non lo aiuta, come fa a dire: “Io
amo Dio? Figli miei vogliamoci bene sul serio, a fatti. Non solo a
parole e con bei discorsi”.
L’amore comincia dal non girarsi dall’altra parte e poi si
concretizza nell’attenzione, nella vicinanza, nella premura, nella
cura: nei confronti delle persone in necessità sempre più numerose, di
quelle che vivono condizioni di fragilità degli immigrati irregolari
che sono usati come schiavi nelle campagne.
Indifferenza, noncuranza, discriminazione, abbandono, lontananza,
disprezzo sono la negazione dell’amore. Tanti segni di amore sono stati
e sono vissuti in questo tempo della pandemia, molti di essi senza
risonanza ed evidenza pubbliche. La constatazione dei segni dell’amore
possono sollecitare a riflettere che ci sia e quale sia la fonte
dell’amore e ad avvicinarsi al Dio umanissimo che Gesù di Nazaret ha
manifestato nella storia con un amore continuo e incondizionato alle
persone.
Per associazione interiore emergono dentro di me due esempi
vissuti al Centro Balducci fra i tanti che ogni persona potrebbe
indicare. Salvatore Borsellino diceva della sua incertezza riguardo
alla fede, a Dio e di una percezione più vicina quando a lungo aveva
vegliato accanto alla bara di suo fratello Paolo ucciso dalla mafia.
Riflettendo sulla sua vita donata per amore alla giustizia, alla
libertà aveva pensato a Dio come fonte e forza dell’amore.
Adolfo Perez Esquivel catturato e torturato durante la dittatura
militare in Argentina, poi esemplare per la difesa dei diritti umani,
amico di papa Francesco ad una domanda su chi gli abbia dato al forza
per resistere ha risposto: “La preghiera” cioè l’essersi rivolto a Dio
fonte dell’amore perché proprio l’amore alle persone, alla loro
dignità, ai loro diritti alla giustizia, alla libertà, alla pace lo
aveva portato in quella terribile situazione.