Il Vangelo di questa domenica (Matteo 18,21-35) propone una riflessione profonda, fino ad essere estrema; riguarda infatti la possibilità e il significato del perdono; se e come può avvenire, quali sono gli esiti per chi perdona e per chi è perdonato.
Il discepolo Pietro pone la questione a Gesù chiedendogli se si possono prevedere in successione le disponibilità a perdonare: una, due, sette volte? La risposta del Maestro prospetta un orizzonte senza limiti e pone attenzione soprattutto alla disponibilità interiore certo mai data, tanto meno scontata, sempre da costruire.
Con una parabola racconta la storia di un uomo a cui è stato condannato un debito ingente e che può dopo questa sorpresa incredibile dimostra di non aver appreso nulla nel suo esser profondo perché nega la comprensione a uno che aveva con lui un debito molto inferiore a quello che a lui era stato condannato.
Diverse sono le storie delle persone e altrettanto i comportamenti, tutti da rispettare con attenzione e accoglienza.
Il perdono è una scelta personale; alle volte riguarda un'altra o qualche altra persona, altre situazioni molto più vaste fino ai drammi di milioni di persone come lo sterminio nei campi nazisti.
Liliana Segre, che in questi giorni ha compiuto novant'anni, ripete: "io non perdono e non dimentico, ma non odio, perché è la più forte delle sconfitte".
E nella sua testimonianza a decine di migliaia di ragazzi ha raccontato che poco prima di essere liberata, dopo l'inferno di Auschwitz, si è trovata nella situazione di poter uccidere un ufficiale nazista.
"Pensai: Adesso mi chino, prendo la sua pistola e gli sparo. (La pistola era lì a terra e lui era voltato di spalle). Ma fu un attimo che mi cambiò tutta la mia vita. Mi vergognai tremendamente di aver pensato per un attimo di ucciderlo; io ho scelto la vita e per questo non avrei mai potuto scegliere la morte, ero viva, ero viva!"
Maria Fida Moro, ormai tanti anni fa nella chiesa di Zugliano, ad una domanda sulla sua scelta di perdonare e di andare in carcere ad incontrare gli assassini i suo padre rispose che il Vangelo l'aveva guidata in quella direzione.
Giovanni, il figlio all'ora venticinquenne di Vittorio Bachelet, disse al funerale del padre ucciso dalle Brigate Rosse: "vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito mio papà perché senza togliere nulla alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre labbra ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la rivincita della morte degli altri."
L' associazione "AmiCainoAbele" è stata fondata da Claudia Francardi, vedova dell'appuntato Santarelli, vittima durante un posto di blocco e da Irene Sensi, madre di Matteo il giovane che ha colpito mortalmente il carabiniere.
Queste due donne coinvolte da dolori diversi a formare un immenso dolore si sono incontrate, hanno iniziato un percorso non facile fino a decidere di prendersi cura sia di Abele sia di Caino, cioè di chi è colpito e di chi colpisce.
E` da ricordare e studiare per trarne esempio la straordinaria esperienza del processo di riconciliazione avvenuto in sud Africa.
Alcuni esempi ci dicono possibile quello che sembrerebbe impossibile.
Anche durante i mesi di luglio e agosto continueremo a celebrare l’Eucarestia: nei giorni feriali martedì e giovedì alle ore 8.00 nella sala Petris del centro Balducci
Alle 8.00 e alle ore 10.30 nella sala Petris del Centro Balducci e alle volte all'aperto.